L'agenda del Presidente Donald Trump si è contraddistinta finora per la sua spiccata inclinazione all'incoraggiare scenari che dovrebbero rimanere confinati nell'immaginario della fantapolitica. Se la GBU-43 Massive Ordnance Air Blast bomb, meglio nota alla cronaca con l'acronimo MOAB (Mother Of All Bombs), poteva ritenersi il colpo più potente sferrato dagli USA di Trump in Medio Oriente, le ultime dichiarazioni del Presidente circa l'opportunità di riconoscere gerusalemme capitale di Israele potrebbero avere una capacità distruttiva inestimabile.

Lo status di Gerusalemme

È bene rammentare lo status attuale della città in questione. Già “capitale” simbolica delle tre più diffuse religioni monoteiste, vale a dire cristianesimo, ebraismo e islam, Gerusalemme è da ritenersi contemporaneamente capitale dello Stato di Israele (Gerusalemme Ovest) e dello Stato di Palestina (Gerusalemme Est). La divisione della città risale all'indomani della cd “Guerra dei sei giorni”, conflitto armato avvenuto nel 1967 tra le due forze contrapposte, israeliana e araba (Egitto, Giordania e Siria).

L'ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme

L'intenzione di Donald Trump è quella di trasferire l'ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme, una mossa che di fatto fregerebbe Gerusalemme di un'onorificenza che Nazioni Unite e diverse organizzazioni internazionali ancora oggi non ritengono opportuno accreditarle.

Infatti, nonostante il parlamento israeliano abbia approvato nel 1980 la “Legge fondamentale” che proclamava Gerusalemme “capitale di Israele”, il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite con la risoluzione 478 ha decretato non soltanto la nullità della suddetta legge perché in violazione del diritto internazionale, ma ne ha riconosciuto il suo valore fortemente lesivo nel processo di pace in Medio Oriente.

Un pericolo per la pace. Hamas minaccia l'intifada e Riyad valuta una coalizione anti-Iran

Non tardano le reazioni a quella che sembra essere molto più che una semplice provocazione del Presidente USA, in primis quella del Presidente palestinese, Mahmoud Abbas, che si è detto preoccupato per le tragiche conseguenze che potrebbero svilupparsi, infatti non è mancata la reazione di Hamas che ha già minacciato una nuova intifada.

Una preoccupazione non solo interna alla Palestina, ma che in queste ore ha coinvolto più capi di stato tra cui Emmanuel Macron e Recep Erdogan, insieme al Ministro degli Esteri della Giordania, Ayman Safadi, seguito da altri suoi omologhi del mondo arabo. Resta ambigua la posizione dell'Arabia Saudita che, condividendo con Israele l'avversione nei confronti dell'Iran e avendo già “scaricato” nei giorni scorsi la Palestina, potrebbe manifestarsi favorevole al riconoscere Gerusalemme “unica e indivisibile” capitale dello Stato di Israele.