Ma la trasmissione Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio e in onda tutte le domeniche in prima serata, “è una tribuna politica?” oppure “uno spazio elettorale?”. A chiederselo è il parlamentare Sergio Boccadutri, membro della commissione di Vigilanza sulla Rai in quota Pd. A dire la verità, guardando le ultime puntate del talk show di Fazio, la risposta sembrerebbe essere positiva, vista la lunga presenza in studio del leader del M5S Luigi Di Maio, di quello di Forza Italia Silvio Berlusconi e, due domeniche fa, dello stesso Matteo Renzi. Ma Boccadutri e altri membri del Pd, compreso Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza, non la pensano così.
Secondo loro lo spazio concesso domenica 10 dicembre a Pietro grasso, appena nominato capo della nuova formazione di sinistra Liberi e Uguali, ha violato le regole della cosiddetta par condicio perché Fazio non avrebbe dovuto permettere a Grasso di presentare il simbolo del partito. Insomma, secondo quelli del Pd, Renzi, Berlusconi e Di Maio possono parlare di politica nel salotto di Fazio, mentre Grasso No.
Boccadutri attacca Fazio
Secondo Sergio Boccadutri, quindi, al momento la trasmissione Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio, non può essere considerata una tribuna politica. Per Boccadutri non sarebbero state dunque ‘presenze politiche’ quelle delle settimane scorse, con l’alternarsi in studio di Berlusconi, Di Maio e Renzi, invitati per parlare di politica e per fare campagna elettorale ai loro rispettivi partiti, appunto.
Nel caso di Pietro Grasso, invece, si sarebbe verificato un “trattamento di parte” e un “pluralismo a corrente alternata”. Tutta colpa di quel cartello raffigurante il nuovo simbolo di Liberi e Uguali (un semplice cerchio rosso, o ‘amaranto’ se preferite, con scritte bianche) sfoderato dall’ancora presidente del Senato con il silenzio-assenso di Fazio.
Un “privilegio” mai goduto prima da nessun politico secondo il membro Pd della Vigilanza Rai.
Anzaldi: ‘Pluralismo violato’
A rincarare la dose contro Fazio e Grasso ci pensa il sempre loquace Michele Anzaldi, spesso critico con le scelte di viale Mazzini. Secondo Anzaldi la “presentazione di un simbolo elettorale durante una trasmissione di intrattenimento” prefigurerebbe una chiara “violazione del pluralismo”.
Inoltre, l’aver invitato quello che viene definito “l’ennesimo ospite contro Renzi”, viene considerata una “scorrettezza”, anche se Anzaldi non tiene conto che in politica qualsiasi leader politico è per definizione ‘contro’ gli altri. Nell’opinione dell’esponente Pd, esporre un simbolo di partito in diretta tv ha rappresentato il superamento di una linea rossa. E, infatti, oltre che con Fabio Fazio, Anzaldi se la prende anche con il direttore generale Rai e con quello del primo canale, domandandosi se i due fossero al corrente e avessero avallato l’operazione Grasso. “Dalla diretta si capisce che è stato uno sketch organizzato”, accusa il segretario della Vigilanza che dichiara di voler presentare un esposto all’Agcom.