In questi giorni lo scandalo del mancato versamento dei rimborsi da parte di alcuni parlamentari del movimento 5 stelle sta destando molto scalpore. Di conseguenza, il leader del partito, Luigi Di Maio, ha ammesso chiaramente che "Rimborsopoli" potrebbe diventare un vero e proprio boomerang per le altre formazioni politiche. Inoltre ha aggiunto che è assolutamente fiero di aver versato ben 370 mila euro tra restituzioni e rinunce, non usufruendo così di una parte del suo stipendio da parlamentare.

Intanto è emersa una nuova vicenda che riguarda il M5S.

Secondo le ultime indiscrezioni, l'europarlamentare David Borrelli, uno dei tre soci dell’associazione Rousseau, si è improvvisamente dimesso per passare al Gruppo Misto. Il diretto interessato avrebbe fatto sapere che la sua scelta sarebbe legata a motivi di salute. Tuttavia questa spiegazione è risultata poco credibile, dunque non si esclude che alla base della decisione di Borrelli possa esserci qualche nuovo scandalo.

Il passaggio di Borrelli al Gruppo Misto

Borrelli per lungo tempo è stato co-capogruppo del Efdd, e ha gestito una serie di trattative all'inizio del 2017 per portare i grillini all'interno del gruppo Alde dei liberaldemocratici. L'accordo politico, però, non è andato in porto, e così il M5S è tornato a far parte del gruppo degli euroscettici insieme a Nigel Farage.

In queste ultime ore Laura Agea, capo delegazione del M5S al Parlamento europeo, ha confermato che Borrelli ha ufficializzato il suo passaggio nel Gruppo Misto. Nel frattempo, sono state comunicate anche alcune cifre circa l'operato di Luigi Di Maio. Secondo i dati più recenti, l'ex vicepresidente della Camera avrebbe versato almeno 161 mila euro, di cui 150 mila sarebbero andati al fondo per piccole e medie imprese, mentre altri 11 mila euro sarebbero stati versati al fondo ammortamento titoli di Stato.

Inoltre il leader del M5S avrebbe anche rinunciato a ben 177 mila euro come indennità da vicepresidente della Camera, e a 32 mila euro come rimborso spese di rappresentanza.

La reazione di Matteo Renzi

In seguito alla vicenda "Rimborsopoli", non sono mancati gli attacchi da parte di altri partiti nei confronti dei pentastellati.

Matteo Renzi, ad esempio, ha paragonato Luigi Di Maio a Bettino Craxi, sostenendo al contempo - ai microfoni di Rtl 102.5 - che sono emerse delle "truffe" evidenti nel M5S e, di conseguenza, è necessario adoperare i giusti provvedimenti verso i responsabili. Inoltre ha aggiunto che i Cinquestelle non sono riusciti a mantenere le promesse, dimostrando di essere un gruppo che cerca di fare solo della morale, ma che allo stesso tempo non rispetta la legge.

Successivamente l'ex Premier ha citato alcuni candidati come Dessì, Cecconi e Martelli, rimasti in lista nonostante abbiano tenuto dei comportamenti poco trasparenti. Infine non sono mancate le accuse dirette nei confronti di Di Maio, ritenuto responsabile, secondo Renzi, di non aver rilasciato i nomi di tutti coloro che sarebbero coinvolti in "Rimborsopoli".