Massimiliano De Toma, sposato da oltre vent'anni, due figli maschi di 23 e 14 anni, ha il commercio nel Dna, visto che il padre fondò a Roma, a Piazza Talenti, un noto negozio di abbigliamento d'alto livello, "Maxsimon", oggi non più esistente, ma fissato nei ricordi della gente. Attività che lo stesso Massimiliano proseguì e trasformò, mentre diede inizio ai suoi impegni di rappresentanza sindacale delle attività produttive e di settore.

Questo il breve ritratto del nuovo deputato del Movimento Cinque Stelle, vincitore alle elezioni del 4 marzo 2018 al IV Collegio Camera uninominale Collatino di Roma.

Tra la Capitale e provincia, sette collegi uninominali per la Camera sono andati al M5S, quattro al Pd, tre al centrodestra.

Per nulla facile farsi rilasciare un'intervista da un nuovo eletto nelle fila del Movimento: la scelta del M5S è sempre quella del riserbo.

Questa volta, però, ci si è riusciti, anche perché i nuovi parlamentari vanno raccontati alla gente prima che inizi la loro attività tra i banchi di Camera e Senato.

Inaspettata per Massimilano De Toma la sua candidatura: "Nuova forza agli esercizi di vicinato"

Erede della memoria storica del commercio, soprattutto nel quadrante del Municipio romano di Monte Sacro e del quartiere Talenti, è stato presidente dell'associazione dei commercianti dell'ex IV Municipio, poi Terzo.

In seguito, sono giunte la sua appartenenza a Confcommercio, la presidenza di Federmoda Roma (Federazione Moda Italia Roma). Strenuo difensore dei negozi di vicinato, le attività che popolano le strade dei quartieri, nonché promotore estremo del Made in Italy.

Non avevi certo pensato di candidarti. Com'è iniziata questa avventura che ti sta facendo entrare alla Camera dei Deputati?

"A metà gennaio è stata chiesta la mia disponibilità. La presi con una sorta di stupore, devo confessarlo. La candidatura non l'avevo cercata. Mi hanno cercato e penso lo abbiano fatto per le mie peculiarità: per la mia partecipazione nella società civile, per il lavoro svolto nel territorio, l'appartenenza a Confcommercio e Federmoda Roma, la collaborazione con l'amministrazione capitolina, con l'assessore Adriano Meloni come rappresentante della categoria del commercio e attività produttive e il rapporto nato, in forza di questo, con Marcello De Vito".

Ecco quindi la genesi di tutto, e il ritrovarti nell'arena elettorale per il Movimento Cinque Stelle

"Ho accettato dopo qualche giorno di riflessione, cavalcando quindi quest'impresa, ma da uomo concreto, con i piedi per terra, così come ho portato avanti tutta la campagna elettorale, percorrendo le strade, parlando con i colleghi commercianti. Il punto vincente è stato questo, rimarcare la comune appartenenza. Imprenditori e commercianti mi hanno riconosciuto come parte del loro mondo, a cominciare proprio da chi non mi aveva mai incontrato: in un territorio così vasto come quello del collegio, da Monte Sacro alla Collatina e oltre, è impossibile conoscere tutte le realtà. Le tematiche, le esperienze che ci accomunavano per affinità professionale, sono state al centro del nostro dialogo e del confronto con tutti.

Ci siamo capiti subito, ci siamo trovati molto vicini. Queste sono state alcune delle carte vincenti che mi hanno portato ad essere scelto ed eletto. Valori, concretezza e territorio sono stati i miei cavalli di battaglia e sono quelli che porterò come rotta per la mia azione parlamentare".

Hai il commercio nel sangue per tradizione familiare, una lunga storia tra momenti di piena esaltazione e situazioni difficili

"La mia appartenenza al III Municipio di Roma mi rende ancora più orgoglioso. È qui che mio padre ha costruito l'attività commerciale, portata avanti con mia madre. Una grande impresa, tanto duro lavoro. Ho raccolto questa eredità dovendo poi affrontare tempi difficili per il commercio, come è stato negli ultimi anni, ma per l'economia in generale.

È stato un fattore che mi ha spinto ancora di più ad affrontare con orgoglio il tema, perché nel passato, quando cercavamo soluzioni interpellando le istituzioni, sembrava di dialogare con un muro di gomma".

Crisi economica, servono fatti per riportare la piccola e media imprenditoria non solo a sopravvivere, ma ad essere nuova spinta di ricchezza per il territorio

"Si deve smettere di dar fiato solo alle parole. Per rimettere in moto l'economia reale bisogna essere concreti, operare con i fatti. In modo particolare, per un territorio come il Terzo, ma per Roma in generale e per la caratterizzazione italiana: la base vitale di tutto è rappresentata dalle tante famiglie operose che lavorano nel territorio.

Significa che dobbiamo rimettere in moto il volano del nostro commercio e delle attività produttive. Con questo intendo, in particolare, le piccole e medie attività, non le grandi strutture".

Rilancio dell'economia territoriale per il neo deputato De Toma: turismo congressuale, dei grandi eventi e giovanile

Rimettere in moto una realtà economico-sociale non è impresa facile. Che rotta seguire?

"Bisogna comprendere le realtà di ogni territorio, le sue esigenze, compito da portare avanti anche nella stessa gigantesca Roma, fatta di tante città singole come i municipi. Da qui la necessità capitolina del rilancio del turismo commerciale molto prezioso, punto di cui si è parlato sempre male e per il quale, nel passato, si è operato anche peggio.

Quindi, turismo che genera economia, che non faccia solo da richiamo di visitatori. Intendo il turismo congressuale, di eventi di livello, aggiungendo il tutto a quello culturale e monumentale".

La tua visione va comunque ad altro: anche per tradizione familiare, per te il Made in Italy è una fede incrollabile

"Infatti. La visione di rilancio economico-turistico è ancora più ampia. Ci vuole anche il turismo del Made in Italy vissuto in ambo le direzioni: all'esterno della Nazione per richiamare verso l'Italia chi voglia vivere atmosfere autenticamente italiane di alta qualità e su vari fronti; verso l'interno, affinché queste esperienze siano vissute appieno, appaganti, una full immersion nelle eccellenze italiane di qualsiasi tipo.

Mettere in campo ciò che di meglio si fa in Italia. Quindi i percorsi, connessioni, assaporare con i sensi le eccellenze paesistiche e del food. Per esempio il Lazio, con il coinvolgimento di intere filiere, comprendendo diversi comparti. Un Made in Italy pieno e racchiuso nel territorio, non quello fatto altrove. Non è protezionismo, ma valorizzazione locale che genera un volano di economia all'estero e, soprattutto, in Italia. Si allungheranno i tempi di permanenza dei visitatori nelle nostre città e regioni. Tanto per fare un esempio, il turismo Made in Italy in Sicilia con turisti richiamati grazie a prodotti da consumare in luoghi d'eccellenza e nel pieno delle atmosfere locali, curando all'estremo chi viene a trovare una regione italiana.

Accoglienza al punto massimo, immersioni in esperienze che appaghino i sensi e l'anima, tracciabilità e qualità dei prodotti, il tutto accomunato in un percorso di valorizzazione da comunicare anche fuori confine. Non si tratta solo del prodotto messo semplicemente sul banco e con sopra scritto fatto a Palermo".

Il turismo ha vari livelli e linguaggi a seconda delle età. Riguarda anche i giovani che devono trovare piena soddisfazione. Una sorta di investimento per il futuro, lasciando in loro segni indimenticabili dell'Italia che li porteranno a tornare

"Proprio questo è un altro aspetto che vorrei sviluppare, il turismo giovanile. Sarà pure una forma di turismo mordi-e-fuggi, perché i giovani hanno limitate condizioni economiche.

Possono restare per brevi periodi. Però bisogna dare loro atmosfere italiane piene, ottime, appaganti, percorsi alternativi alla scoperta dei territori: quando cresceranno e saranno affermati lavorativamente, professionalmente, torneranno per rivivere quella giovanile esperienza emozionale... approfondendola".