Il dialogo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per molti commentatori politici potrebbe essere destinato non solo a trattare sulle oramai imminenti votazioni dei nuovi Presidenti di Camera e Senato. Si potrebbe proseguire per verificare la possibilità di costruire una maggioranza di governo.
Un governo ovviamente politico ma con una scadenza relativamente breve, destinato a sciogliersi nel momento in cui vengano conseguiti quei pochi ma predefiniti obiettivi.Questa ipotesi inizia a farsi strada e viene apertamente analizzata dai commentatori politici di più testate, che vanno da Repubblica a Il Giornale.
La telefonata tra Salvini e Di Maio probabilmente potrebbe essere andata oltre ai contenuti divulgati con un post dal leader Cinquestelle. Infatti ufficialmente si è parlato di come avviare una trattativa sulle presidenze di Camera e Senato, ma sui giornali di oggi sono troppi i notisti politici che hanno ipotizzato che i due vincitori delle elezioni abbiano anche parlato di un futuro governo.
Quei punti in comune tra Lega e Movimento Cinquestelle
Come sappiamo in politica le parole non vengono mai dette 'per caso': e proprio da quello che ha dichiarato Salvini nella conferenza di ieri presso la sede della stampa estera viene letto come ad un'apertura programmatica nei confronti del Movimento Cinquestelle.
Il leader della Lega e del centrodestra ha infatti assicurato di non avere pregiudizi sui ruoli e di essere interessato a ragionare su punti programmatici comuni. Le sue priorità sono i cavalli di battaglia della sua vincente campagna elettorale, dall'abolizione alla legge Fornero all'abbassamento delle tasse, senza dimenticare la lotta all'immigrazione.
Queste parole sono state lette dagli osservatori della carta stampata come segnali di avvicinamento al movimento guidato da Luigi Di Maio, considerando che nelle stesse ore ha parlato all'assemblea di Confesercenti trattando temi affini a quelli del carroccio, dal 'no' all'aumento dell'iva, alle politiche migratorie al rapporto con la Russia.
Tutti temi che potrebbero far pensare che l'ipotesi di un vero governo programmatico non sia poi così tanto peregrina, soprattutto considerando che entrambi i leader cercheranno il più possibile di evitare che il presidente Mattarella non si trovi ad essere obbligato a dover imbastire un governo 'di scopo' con ministri tecnici.