Viktor Orban, leader del partito conservatore Fidesz, ha stravinto le elezioni, ottenendo il 49,5% dei consensi. E se in Italia non si viene ancora a capo del "gioco delle poltrone", il primo ministro ungherese le ha conquistate quasi tutte. Infatti, grazie al premio di maggioranza, Orban potrà contare su ben 133 seggi dei 199 disponibili in Parlamento. A seguire troviamo Jobbik, partito di estrema destra, giunto al 20%, mentre alla sinistra è andato un esiguo 12%.

Pieno controllo

Si tratta di una maggioranza più che significativa: infatti, occupando più dei due terzi dei seggi, Orban ha la possibilità di promuovere revisioni costituzionali senza un'opposizione capace di bloccarle.

Un simile scenario si era presentato durante lo scorso mandato, quando, nel 2011, era stata approvata, coi soli voti dei conservatori di Fidesz, la nuova Carta fondamentale. Questa nuova Costituzione presentava tratti fortemente nazionalisti: già dalle prime pagine risaltava la distinzione netta tra il popolo ungherese e le minoranze, ora definite come "le nazionalità che vivono con noi". Su un'analoga linea autoritaria, veniva abolita la legge di iniziativa popolare, mentre diverse materie venivano sottratte all'istituto del referendum.

Insomma, con una maggioranza così consistente, i conservatori potranno governare e approvare modifiche senza ostacoli rilevanti.

Prima la madrepatria

Se il numero di seggi occupati è sorprendente, non è da meno l'affluenza alle urne: il 70% degli aventi diritto è andata a votare.

Una percentuale che, insieme con gli esiti dello scrutinio, consacra a pieno diritto Orban come guida del popolo ungherese. La via percorsa dal primo ministro è, quindi, simile a quella di Putin ed Erdogan, che hanno riscosso un impressionante successo, ponendo la propria nazione al primo posto. Si tratta di una tendenza comune a sempre più Paesi, dove porre il cittadino al centro della propria politica paga alle urne.

E così ha fatto il partito conservatore, che ha fatto breccia nel cuore degli ungheresi promuovendosi difensore della "nostra madrepatria", e sostenendo la religione cristiana. Durante la campagna elettorale, Orban ha poi messo in guardia il suo popolo dalla "invasione islamica": logica conseguenza è stata la pronunciata preoccupazione per le migliaia di migranti musulmani che, secondo le direttive UE, dovrebbero essere accolti in Ungheria.

All'opposizione le briciole

Il nazionalismo ha trionfato: chi ha optato per una linea più morbida è stato sconfitto. Ne è un esempio Jobbik, storicamente di estrema destra, ma per l'occasione mutatosi in forza centrista: la strategia adottata da Gabor Vona - leader dimissionario del partito - fondata sull'anti-corruzione, non ha sortito gli effetti desiderati, portando ad un risultato di soli 26 seggi. Con il contributo esiguo della sinistra, l'opposizione non potrà di certo riuscire a far sentire la sua voce.