Qualcuno in 80 giorni riuscì a fare il giro del mondo. In Italia, in 70 giorni, manca ancora un governo. Gentiloni continua placido, guidando un disbrigo di affari correnti sempre più lungo. L'Italia si divide tra indifferenti, come se ci fosse un pilota automatico a Palazzo Chigi, e perplessi. E se settanta giorni son pochi, quanti ne necessiteranno ancora? Doveva essere la giornata della svolta. Luigi Di Maio, invece, s'è presentato al Quirinale ed ha chiesto altri giorni di tempo a Mattarella per rendere pubblico il premier e terminare la stesura di un contratto di governo che appare fin troppo pieno di clausole compromissorie.

Per tutta la giornata s'erano rincorse voci su due professori, tecnici prestati alla politica. Correvano, e chissà se corrono ancora, per l'incarico l'anziano Giulio Sapelli, settantunenne torinese, area di riferimento Lega, storico ed economista, e il giovane-adulto Giuseppe Conte, cinquantaquattrenne foggiano, giurista esperto in Pubblica Amministrazione, riferimento Cinque Stelle. Al momento però la fumata è stata grigia per entrambi, quasi nera per Sapelli, sedotto e abbandonato.

I motivi dello stallo

Ad un passo dal traguardo, dopo riunioni senza sosta nel fine settimana appena trascorso, c'è qualcosa che non quadra. Ci sono evidenti dissapori tra Di Maio e Salvini, al di là delle dichiarazioni pubbliche, su alcuni temi programmatici, in primis la questione migranti.

Inoltre lo schema delle cariche non sarebbe condiviso in pieno. Di Maio, in extremis, spera di tornare in gioco per il ruolo di premier, anche se Salvini gli ha risposto no per l'ennesima volta. Non si accontenta, insomma, della vicepresidenza del Consiglio in tandem con il leader leghista e del ministero degli Esteri (quello dell'Interno andrebbe a Salvini).

Al quadro già non semplice vanno aggiunte le preoccupazioni di Sergio Mattarella: il Presidente della Repubblica ha lasciato intendere che i ministri di Interno ed Economia non potranno essere invenzioni estemporanee e che invece dovranno fare i conti col suo gradimento. Cosa ne pensano i leader rimasti sullo sfondo? Cosa passa per la mente del sempre incisivo Beppe Grillo e dell'appena riabilitato Silvio Berlusconi? Loro, tra un "vaffa" e un "mi consenta", troverebbero una soluzione allo stallo? Salvini, salito al Quirinale dopo Di Maio, è stato chiaro: "C'è il rischio di non cominciare la navigazione".