Speriamo che sia femmina, Mattarella come Monicelli, ovviamente senza ironia ma con decisione. E' conto alla rovescia per la scelta del Colle sul premier che dovrà guidare il governo neutrale che il presidente della Repubblica si appresta a varare in termini rapidissimi.

Le forti candidature in rosa

Nelle ultime ore, nella ridda di nomi tra giuristi ed economisti, è spuntato quella dell'europeista convinta Elisabetta Belloni, sessantenne, romana, attuale segretario generale alla Farnesina, ovvero al ministero degli Esteri. In buoni rapporti col Movimento Cinque Stelle, legata a fila doppio con Gentiloni, che l'ha considerata presenza fondamentale in una posizione strategica già da quando era ministro degli Esteri, affidandole il ruolo di capo-gabinetto.

Non è la sola donna in pole position per il governo neutrale da guidare per pochi mesi o per qualche mese in più. Da settimana si parla anche di Marta Cartabia, anni 55, lombarda di Legnano, vicina a Comunione e Liberazione, costituzionalista e docente, dal 2014 vice presidente della Corte Costituzionale, un nome di tutto rispetto e con il curriculum perfetto. Terza ipotesi al femminile: Lucrezia Reichelin, economista di fama e valore internazionale, figlia di quell'Alfredo morto un anno fa che fu a lungo dirigente comunista. La Reichelin, corteggiata all'estero per un incarico di fascia alta, cioè vice governatore della Banca d'Inghilterra, potrebbe tornare utile, anzi fondamentale, per il ministero dell'Economia del governo neutrale che ha in mente Mattarella.

E gli uomini? Stabili le candidature per un premier al maschile: Cassese in prima fila e subito dopo tanti altri nome, passando da Cottarelli a Boeri, senza dimenticare Tabellini e Lattanzi.

Elezioni a luglio?

Il calcolo fatto ieri da Di Maio e Salvini si è già rivelato errato. È impossibile andare a votare l'8 luglio. La prima data consentita dai tempi tecnici è il 22 luglio, ipotesi che Mattarella vorrebbe scartare subito.

Nei piani del presidente della Repubblica c'è il voto a dicembre, anche qui rischioso per il dover affrontare nel frattempo l'approvazione della legge di stabilità. L'ideale sarebbe riaprire le urne nella primavera del 2019, operazione però complicata in caso di bocciatura in Parlamento del governo neutrale, che al momento può contare solo sul sì alla richiesta di fiducia da parte del Pd, il forse di Leu e del Gruppo Autonomie, la possibile adesione dei grillini "silurati" e il timido approccio di Forza Italia.