Dopo la definitiva approvazione in Senato del decreto dignità (155 sì, 125 no e 1 astenuto) il primo commento del vicepremier pentastellato Luigi Di Maio ha un tono entusiastico: 'Cittadini uno, sistema zero'. Di Maio rivendica per il suo Movimento il merito di aver finalmente fatto approvare - dopo molti anni - un decreto che mette al centro il cittadino e che non sia stato 'scritto dai potentati economici e dalle lobby'. Tuttavia gli interventi in aula delle opposizioni sono stati molto polemici e, seppur con toni e sfumature diversi, hanno evidenziato le difficoltà che queste nuove norme potrebbero creare non soltanto alle aziende, ma anche ai lavoratori.

Decreto dignità: opposizioni all'attacco

Andrea De Bertoldi, per Fratelli d'Italia, ha usato l'ironia, facendo notare come questo decreto sia forse adeguato, se l'obiettivo è quello di perseguire una 'decrescita felice', tornando poi ad un tono più serio per accusare il decreto stesso di creare soltanto impedimenti e complicazioni alle imprese. Sulla stessa linea è Anna Maria Bernini, per Forza Italia, che accusa il governo di saper dire soltanto dei no. Il Pd, per bocca del capogruppo Andrea Marcucci, parla addirittura di un 'meccanismo infernale' che limiterà fortemente le imprese e alcuni senatori espongono in aula cartelli con la scritta '-80.000'. Più a sinistra, Francesco Laforgia di Leu attacca invece la scelta 'incomprensibile' di non aver voluto affrontare una discussione sulla reintroduzione dell'articolo 18.

Decreto dignità: le opinioni di Grillo e della Lega

Beppe Grillo, in un intervento sul suo blog a proposito di Foodora, azienda di rider che ha deciso di vendere il proprio ramo italiano, ha elogiato l'operato di Di Maio, che avrebbe avuto il merito di mettere in difficoltà aziende come quella, definite 'pizzicagnoli del lavoro'.

Il leghista Alberto Bagnai, nel suo intervento in Senato, difende a sua volta il decreto, ma contemporaneamente si preoccupa di parare le critiche degli industriali, andando forse in modo inatteso all'attacco di Confindustria. Secondo Bagnai, infatti, Confindustria attacca il decreto ma dimentica che molte aziende importanti, come Fiat e Luxottica, hanno scelto in tempi recenti di abbandonarla: non sarebbe quindi il governo, col decreto dignità, ad allontanarsi da piccole e medie imprese, ma proprio Confindustria. Con l'approvazione di questo decreto, probabilmente, finisce la primissima fase del governo giallo-verde, che ha visto i temi dell'immigrazione e del lavoro al centro della propria azione.