Nel pomeriggio di questo venerdì 24 agosto al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini è intervenuto Romano Prodi, già Presidente della Commissione Europea ed ex Presidente del Consiglio italiano, il quale si è confrontato con Olusegun Obasanjo, già Presidente della Nigeria e dell’Unione Africana, all'interno del dibattito "Quel che muove il mondo". Vediamo le parti salienti di ciò che ha detto Romano Prodi, il quale si è soffermato su temi demografici, sui conflitti armati globali, sui temi economici e sull'immigrazione.
Romano Prodi parla di evoluzioni demografiche e guerre
Iniziando a parlare di evoluzioni demografiche, Prodi ha affermato: "Nell'Africa Sub-Sahariana l'età mediana è 17-18 anni e in Italia di 46-47 anni: sono due mondi diversi. E allora tutti i problemi dell'immigrazione e di avere un dialogo diverso rispetto a oggi, sono i veri temi del domani. Per un'intera generazione ormai le cose sono fatte. Se noi proseguiamo con la divisione, con la separazione e il non dialogo sarà un disastro, perché abbiamo forze troppo grandi che si confrontano fra loro. L'Africa passerà a 2 miliardi di persone e l'Europa a 490 milioni di persone. Di fronte a questo serve una presa di coscienza oppure lo scontro e il dramma saranno inevitabili.
Sebbene l'Africa sia cresciuta negli ultimi decenni, oggi ha la stessa percentuale di PIL mondiale che aveva nel 1980, nonostante abbia una popolazione molto aumentata. Serve che l'Europa e la Cina trovino un accordo sulla Politica da adottare in Africa".
Passando al tema dei conflitti bellici nel mondo, Prodi ha detto: "Non abbiamo avuto delle grandi guerre, ma abbiamo (citando Papa Francesco) una "guerra mondiale a pezzi", soprattutto interne che però fanno milioni di morti.
Ad esse vedo pochi rimedi da parte delle potenze internazionali e fra esse l'Europa, che spesso mette delle "pezze" raramente prende iniziative per risolvere le situazioni: si pensi alla Libia. Sotto questi aspetti stiamo facendo molti passi indietro. Le probabilità di una guerra mondiale non sono molte, sono ottimista. Mi preoccupa invece che manca la forza dell'ONU: essa interviene solo quando qualcosa non interessa alle 5 grandi potenze.
Se una di esse è interessata, l'ONU si ferma. Esso è sempre più assente sui conflitti sul piano politico, anche se ovviamente fa un lavoro molto importante sulla gestione dei profughi.
Prodi: 'Troppe diseguaglianze economiche, è anche causa del fatto che gli intermediari sono sempre più ricchi'
Parlando di scenari economici, l'ex Premier ha detto: "I paesi in via di sviluppo globalmente crescono più di quelli già sviluppati, per un banale calcolo percentuale, ma il fatto incredibile sono le diseguaglianze che stanno aumentando dappertutto, pur nella diversità dei sistemi economici: dai paesi capitalisti a quelli comunisti come la Cina. La ragione sta nella finanziarizzazione dell'economia e nel fatto che i grandi veri ricchi sono diventati gli intermediari e non quelli che producono, come fino a 20 anni fa.
Questo porta diseguaglianze impressionanti, perché essi prendono una fetta sempre crescente del reddito. Se uno prenota un albergo su Booking essa prende il 20% del costo, a chi viene tolto questo? Anche a chi lavora negli alberghi. O se uno fa un abbonamento on-line a un quotidiano l'intermediario trattiene il 30%. Il nuovo marxismo dovrebbe avere oggi il motto 'Intermediati di tutto il mondo unitevi', perché sono gli intermediatori che si arricchiscono. Dopo Reagan e Thatcher le tasse sono diventate centrali nel dibattito politico, come se l'imposta fosse sempre cattiva: chiunque ha parlato di tasse ha perso le elezioni o è stato danneggiato, io ne posso essere testimone oculare. L'elettorato, quando si parla di tasse, reagisce così e questo è un ulteriore aumento della differenziazione.
Quindi, se non abbiamo una nuova sensibilità politica su questi temi la differenza non potrà che aumentare. Questo non può andare a lungo e prima o poi questo si rompe.Anche in Italia il dibattito sulla diseguaglianza non ha avuto mai concretezza delle decisioni reali sui singoli provvedimento".
'Immigrazione è indispensabile; spesso la percentuale di migranti che lavora è più alta di quella degli italiani'
Sull'immigrazione, Prodi ha affermato: "L'emigrazione è sempre stata importante nel mondo, la stessa Bibbia è piena di migrazioni. La grande differenza fra quanto avvenuto negli ultimi decenni è che quella di oggi sfugge dal controllo dei Governi, non è guidata, e quindi crea paura. Il problema della migrazione è cambiato, in quanto si innesca con la sicurezza dei cittadini, ma l'immigrazione è ancora necessaria.
Tutti i dati che ci dicono che essa porta concorrenza all'occupazione italiana devono essere del tutto cambiati: non avessimo i marocchini non avremmo neanche il formaggio Grana, come non avremmo la pulizia nelle città grazie agli immigrati degli altri paesi, se non avessimo i rumeni non avremmo i muratori che aggiustano le case. E tutti questi pagano l'INPS.Il punto è che si è aggiunta anche una migrazione che politicamente non è controllata. Il flusso dall'Africa c'è da molti anni: la spinta dalla Libia c'era anche quando io presiedevo l'Unione Europea, con Gheddafi che la strumentalizzata, ma ciò veniva gestito e non si traduceva in angoscia da parte della popolazione.Il problema della migrazione nel futuro è gestirla e regolarla.
Vista la demografia, come possiamo pensare che non ci sia immigrazione? L'Europa perderà 30 milioni di abitanti entro la metà del secolo. Il livello di natalità dei principali paesi europei negli ultimi anni è stato tale da rendere indispensabile il fenomeno dell'immigrazione, solo la Francia ha un suo equilibrio fra i grandi paesi europei, ma gli altri paesi hanno uno squilibrio impressionante. Anche perché aumentano gli anziani. Allora il discorso deve essere politico di regolamentazione dell'immigrazione, sennò passa il messaggio dell'insicurezza e l'immigrazione in toto viene condannata.Spesso nel dibattito italiano si parla dei conflitti sull'assegnazione delle case e sul welfare, ma non si tiene conto del fatto che addirittura in molti casi la percentuale di migranti che lavora è assai più alta di quella degli italiani che lavorano.
Viene messo in rilievo soltanto l'aspetto negativo, ma è solo perché c'è la paura. Qui servirebbe l'Europa, che non deve lasciare ai singoli paesi l'idea di sentirsi abbandonati. (...) L'emigrazione dei poveri italiani del passato è cessata quando essa ha cominciato a sperare, non quando è diventata ricca".