Il Ministro della Pubblica Amministrazione, la leghista Giulia Bongiorno, ha annunciato la volontà di indire, entro e non oltre il 2019, un maxi-concorso per il reclutamento di 450mila nuovi dipendenti da inserire in tutti gli enti pubblici. Proprio nei giorni scorsi ha twittato: "Ci sono stati troppi tagli negli ultimi 15 anni, adesso basta. La Pubblica Amministrazione ha necessità di assunzioni: lavoriamo in questa direzione, concretezza".
Lo ha anche ribadito ieri sera su La7, ospite a "In Onda", il programma condotto da Luca Telese e David Parenzo: "I continui tagli alla spesa statale, come provvedimento di risanamento del disavanzo della finanza pubblica, sono uno dei più grandi paradossi del nostro Paese.
Ricominciamo ad assumere nel pubblico". Dunque, turn-over al 100% volto ad un ricambio generazionale in tutte le articolazioni della Pubblica Amministrazione. Chiaramente il ministro Bongiorno dovrà coordinarsi con il MEF, diretto da Giovanni Tria, per dare il via a questa maxi-operazione. "Ci sarà un impegno perché ci sia un rispetto dei tempi senza ulteriori slittamenti di questo processo di ricambio. Abbiamo oggi una classe di dipendenti pubblici con una media di circa 53 anni". L'esigenza di assumere dipende dalla strenua volontà di far funzionare i servizi e di sbloccare un Paese stagnante e paralizzato. "Basti pensare ai tempi della giustizia, 10 anni perché mancano i cancellieri fanno scappare via dal Paese gli investitori stranieri.
In tal modo si rende profondamente ingiusta la giustizia". Per quanto concerne i costi dell'operazione, per alcuni osservatori, dovrebbero aggirarsi intorno ai 31 miliardi, ma per il ministro Bongiorno "tali numeri non sono ipotizzabili. Sto aspettando i fabbisogni degli altri ministeri".
Ddl concretezza: "Lotta all'assenteismo e ai furbetti del cartellino"
Il ddl concretezza, così verrà denominato "Perché desidera porre fine a riforme fumose destinate a rimanere solo sulla carta", si prefigge inoltre il compito di combattere con risolutezza i fenomeni dell'assenteismo e dei furbetti del cartellino, attraverso l'introduzione di nuovi strumenti di controllo e di autenticazione personale come le impronte digitali e l'iride.
Strumenti di controllo non invasivi e assolutamente compatibili con la legislazione in materia di privacy. In quanto ad un possibile ritorno all'articolo 18, ha concluso: "Non bisogna cambiare l'attuale sistema. Assolutamente no".