Pochi argomenti sono di stretta attualità, oggigiorno, come la questione migranti. Il tema è caldo e lo si avverte dai piani alti alla strada: con ogni probabilità sarà questo lo snodo cruciale su cui si giocheranno le prossime elezioni e, perché no, il futuro dell'Unione Europea. E l'Italia, su questo tema, è in prima linea. Fin dall'insediamento del ministro Minniti si era già avvertita un'inversione di tendenza in questo senso, aumentata poi con l'elezione del governo Lega Nord-Movimento 5 Stelle che ha iniziato a battere i pugni sul tavolo e far la voce grossa per ottenere parità di trattamento e regolarità delle accoglienze.

In poche parole, ognuno faccia il suo e ci mettiamo in casa solo chi se lo merita. Gli ultimi dodici mesi di lotta all'immigrazione sono stati studiati dall'Istituto Ispi e dalla Onlus Cesvi, al fine di tracciare un bilancio su quanto questa operazione faccia comodo (economicamente parlando) a noi Italiani.

La ricerca Ispi e Cesvi

La ricerca, presentata il 18 settembre nella cornice di Palazzo Clerici a Milano, è stata intitolata "Migranti: la sfida dell'integrazione". Entrando nel dettaglio, il quadro che ci presenta è sicuramente molto chiaro: prendendo come base dati la previsione media degli anni precedenti, gli ultimi dodici mesi hanno visto una diminuzione di 140mila sbarchi. Considerando il costo medio pro-capite attribuibile a ciascun migrante, ossia 35,9 euro, si può affermare che il taglio alle accoglienze abbia portato ad un risparmio di circa un miliardo per le casse dello Stato.

Ma non finisce qui, perché il dato è destinato a cambiare ulteriormente. Per i prossimi anni, effettivamente, si stima che la media del risparmio toccherà quota 1,9 miliardi di euro, fermo restando che la diminuzione degli arrivi prosegua. Stando allo studio.

Gli altri obiettivi dello studio

La ricerca presa in esame rappresenta, sicuramente, un'eccellente chiave di lettura per analizzare l'aspetto economico legato a questo tema tanto attuale, ma lo fa con un obiettivo che gli stessi autori vogliono sottolineare.

E l'obiettivo è quello di far riflettere. Sì, perché la vera vittoria verrà raggiunta solamente quando le persone non saranno più costrette ad emigrare per sopravvivere. Quando finalmente gli Stati occidentali capiranno che la vera svolta non sarà quella di dare all'Africa una bella raccolta fondi o un concerto di beneficenza, bensì un'occasione di sviluppo. Le basi per piantare le radici e farle crescere, in modo da garantire la sicurezza alimentare in primis e poi la completa autonomia economica e civile.