Gli occhi di tutta l'Europa sono puntati sulla Svezia, dove domenica 10 settembre si è votato in un clima di forte tensione, al termine di una campagna elettorale segnata soprattutto dal tema dei migranti. Dal 2012 ad oggi, la Svezia a guida socialdemocratica ha accolto circa 400mila profughi e, nonostante gli ottimi indicatori del Paese (bassa disoccupazione e stabile crescita economica), l'insicurezza percepita e i problemi di integrazione hanno portato acqua al mulino dell'ultradestra populista. Con circa il 90% di schede scrutinate, il partito di estrema destra Svedesi Democratici è al 17,7%, un risultato inferiore alle aspettative, ma comunque molto significativo e tale da rendere fondamentale il peso di questa formazione nella nascita del nuovo governo.

Questo è già di per sè un problema, visto che alla vigilia delle elezioni nessuno degli altri partiti si è detto disponibile ad un'alleanza con Svedesi Democratici.

Svezia: irruzione di gruppi neonazi in vari seggi

Le operazioni di voto, che per la prima volta in assoluto sono state monitorate da osservatori dell'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), sono state disturbate da gruppi neonazisti, che hanno fatto irruzione in alcuni seggi per intimidire elettori e giornalisti presenti. Questi episodi, riportati dal quotidiano Svenska Dagbladet, si sono verificati a Boden, Ludvika e Kunglav, dove si sono vissuti alcuni momenti di panico. Grave anche il fatto, riportato dal medesimo quotidiano, che un'altra formazione di estrema destra, Alternativa per la Svezia, abbia pubblicato vari tweet ad urne aperte, in violazione del silenzio elettorale.

Svezia: gli scenari possibili

A livello di coalizioni, centrodestra e centrosinistra risultano al momento appaiate, entrambe intorno al 40%. Questa situazione rende difficilissimo, se non impossibile, pensare alla formazione del nuovo governo in tempi brevi. Più che la crescita dell'estrema destra, molto preoccupante ma leggermente sotto le aspettative, il vero cambiamento è rappresentato dal calo dei socialdemocratici, che perdendo circa due punti percentuali, rispetto al 2014, non hanno più in mano le carte per governare.

A questo punto, gli scenari possibili sembrano soltanto due: formare un governo di larghissime intese tra tutti i partiti filo-europei di centrodestra e centrosinistra, oppure dialogare con l'estrema destra, opzione che nessun partito ufficialmente considera praticabile.