Poche ore prima che arrivasse la bocciatura di Bruxelles nei confronti della manovra del governo italiano, l’economista belga Paul De Grauwe, professore di Economia politica europea alla London School of Economics (LSE), ha pubblicato un post sul suo blog Ivory Tower, spiegando le ragioni per cui la Commissione europea dovrebbe essere più flessibile nei confronti del governo italiano.
Commissione Ue e legittimità politica
Dalla crisi di debito dell’eurozona nel 2010, la Commissione europea ha acquisito maggiori poteri di supervisione e controllo dei budget nazionali.
Questo per volontà dei paesi creditori, desiderosi di imporre una rigorosa disciplina per regolamentare la spesa pubblica dei paesi debitori, come Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo. Secondo De Grauwe, le nuove responsabilità assunte dalla Commissione creano però un problema di legittimità democratica, non tanto per quanto riguarda il ruolo più importante sull’economia degli stati membri, accettato volontariamente da questi ultimi, che hanno deciso di conferire maggiori poteri alla Commissione europea applicando la regola della maggioranza parlamentare. "Sul piano formale, dunque, non c’è niente di illegittimo", scrive l'economista. Ciò che manca è invece la legittimità politica: la Commissione europea può infatti forzare i paesi ad aumentare le tasse e a ridurre la spesa senza dover affrontare i costi politici di tali decisioni.
Costi che sono interamente sostenuti dai governi nazionali. Questo è un modello che non funziona.
No taxation without representation
Il modello di controllo “top-down” non funziona in Europa, spiega l'economista, perché l’intero processo decisionale su tasse e spesa si svolge a livello nazionale. Ed è sempre a livello nazionale che è implementato il principio “No taxation without representation” (Nessuna tassazione senza rappresentanza, ndr), nato ai tempi in cui le 13 colonie inglesi stanziate negli attuali Usa chiedevano per principio una rappresentanza nel parlamento britannico, in cambio del pagamento delle ingenti tasse che gli erano state imposte.
Il tentativo di opporsi alla manovra del governo italiano oggi equivale ad andare contro a questo principio democratico e questo non può funzionare. "Fortunatamente", aggiunge De Grauwe.
Unità politica: ancora oggi un’utopia
L’unica via d’uscita alla crisi istituzionale sarebbe procedere all’unificazione politica europea. Ma è uno scenario molto lontano dalla realtà attuale.
Questo significa che, a intervalli regolari, i governi nazionali democraticamente eletti dei paesi membri rifiuteranno i tentativi della Commissione europea di andare contro alla volontà dell’elettorato e si riproporrà sempre lo stesso scenario. Perciò ci si augura che la Commissione capisca che è necessario bloccare questa coazione a ripetere e assuma una posizione più flessibile, consentendo all’Italia un deficit al 2,6 per cento (quello attuale). Sarebbe un segnale di rispetto nei confronti del risultato di un cambiamento avvenuto democraticamente in Italia. Ed eliminerebbe una delle principali cause di disordini nel mercato dei bond italiani, con il rischio che essi comportano per l'intera eurozona.