Nel pomeriggio di ieri con una lettera uscita sul sito di Liberi e Uguali, il senatore Pietro Grasso, ha annunciato di voler andare avanti nell'idea di "contribuire a fondare un partito di sinistra, autonomo e alternativo ai partiti esistenti". La presa di posizione dell'ex presidente del Senato arriva un po' a sorpresa, non tanto perché si tratti di una novità assoluta (anzi, Grasso aveva promesso già prima del voto del 4 marzo che LeU si sarebbe evoluta in un partito), quanto invece perché la fase Politica delle ultime settimane a sinistra ha subito delle evoluzioni che avevano lasciato pensare molti a un tramonto definitivo del percorso di Liberi e Uguali.

Lo stesso Pietro Grasso, esattamente tre settimane fa, aveva affermato che "LeU si trova a un punto morto", incolpando i partiti promotori di non essersi impegnati adeguatamente nel processo costituente unitario del nuovo soggetto politico. Pochi giorni fa intanto, la Direzione nazionale di Sinistra Italiana, aveva deciso di impegnarsi nella costruzione di una lista "di alternativa" per le Europee che potrebbe essere guidata da Luigi De Magistris, ponendo una sorta di aut-aut agli altri componenti di LeU a seguire questa impostazione.

Ma un diniego a questa ipotesi dovrebbe arrivare nei prossimi giorni da parte di Articolo Uno-MDP che ha fissato il coordinamento nazionale per il 19 ottobre. In tale occasione il movimento di Speranza e Bersani dovrebbe prendere atto negativamente della scelta "radicale" di SI, scegliendo invece di collocarsi in un nuovo percorso verso una "sinistra di Governo" che, per le Europee, passerebbe da una lista progressista assieme al PD, qualora esso tornasse a guardare a sinistra dopo l'eventuale vittoria di Zingaretti al prossimo congresso.

In questo quadro piuttosto frastagliato, insomma, in pochi potevano immaginare che il progetto del nuovo partito di Grasso potesse subire un'accelerazione, e invece da ieri pomeriggio pare proprio che sia così.

Pietro Grasso insiste nella creazione del partito di LeU: 'Chi vuol tornare nella sua casa lo faccia e ci lasci proseguire'

Pietro Grasso ieri nella sua lettera, fra le altre cose ha affermato: "Ho deciso di fare io stesso sintesi dei contributi arrivati e stilare il Manifesto di Liberi e Uguali, disegnando il perimetro ideale entro il quale dovrà muoversi la nostra proposta(...) Le diverse e reiterate prese di posizione pubbliche di apertura a rassemblement più o meno “popolari”, legittime ma senza coordinamento alcuno con il coordinamento politico di LeU, mi hanno convinto a fare questa – vi assicuro ultima – forzatura per tutelare il progetto originario, nella speranza che serva a far nascere una proposta condivisa per andare avanti, insieme, e costruire Liberi e Uguali.

Chi intende tornare alla sua vecchia casa politica lo faccia al più presto, e ci lasci proseguire. Perché noi andremo avanti. È quello che chiedono i Comitati territoriali di LeU nati in molte città d’Italia: è quello che chiedono elettori, militanti e dirigenti sui territori, gli stessi che hanno dedicato tempo e risorse alla campagna elettorale che ha portato in Parlamento 14 deputati e 4 senatori, e che meritano più rispetto di quanto riservato loro finora. Meritano la chiarezza di una proposta autonoma e alternativa, non la confusa speranza dell’attesa di un ravvedimento altrui al momento non percepibile".

Liberi e Uguali potrebbe diventare un partito, malgrado i soci fondatori potrebbero restare autonomi

A questo punto, pare profilarsi nella sostanza una scenario in cui Liberi e Uguali potrebbe davvero vedere la luce come partito, malgrado i soci fondatori iniziali rimangano tutti autonomi. In sostanza quella che doveva essere la nuova "casa" unitaria di tutta la sinistra potrebbe diventare, a sua volta, un nuovo partito che si andrebbe a sommare a quelli esistenti. Si tratterebbe in sostanza di un soggetto politico "intermedio" rispetto a chi guarda esplicitamente al PD e a chi invece vuole una formazione più radicalmente di sinistra. Ma chi potrebbe far parte dunque del nuovo partito di Pietro Grasso, se i vari MDP e Sinistra Italiana non intendono sciogliersi al suo interno?

Intanto ci saranno quasi sicuramente i vari attivisti "senza tessera" che in tutta Italia avevano creduto nel progetto unitario nato per il 4 marzo e che alcune settimane fa avevano lanciato un appello proprio a favore di un'accelerazione verso la nascita del nuovo partito.

Ci sarà poi l'area di minoranza di Possibile: ricordiamo che il movimento fondato da Civati e ora guidato da Beatrice Brignone era stato il primo a sfilarsi dal percorso unitario di LeU già prima dell'estate. Ma la minoranza di "Reinventare la sinistra", guidata da David Tozzo, aveva invece deciso di proseguire nel progetto di LeU. E ieri, dopo la lettera di Grasso, Tozzo è stato il primo sui social ad apprezzarla fortemente, sottolineando "la tenacia e la generosità" dell'ex Presidente del Senato nella sua volontà di andare avanti sulla linea annunciata prima delle elezioni.

Peraltro proprio questo sabato Tozzo riunisce la propria area politica in una riunione nazionale a Roma e questa linea dovrebbe essere confermata.

Ma delle "defezioni" potrebbero esserci anche dentro agli due partiti fondatori di LeU. Ad esempio in Articolo Uno-MDP, secondo indiscrezioni, guarderebbero con simpatia al progetto "unitario" di LeU in particolare il senatore Francesco Laforgia, il deputato Federico Conte, ma anche gli ex parlamentari toscani Paolo Fontanelli e Filippo Fossati, così come alcuni responsabili regionali. Mentre proprio ieri l'ex deputato Alfredo D'Attorre, con un post su FB, ha criticato contemporaneamente sia "chi vuol costruire una lista 'anti-sovranista' assieme al Pd", sia chi vuole "costruire un cartello della sinistra antagonista assieme a Rifondazione Comunista e magari, se disponibile, a De Magistris".

Aggiungendo "È altrettanto giusto, però, che chi vuole impegnarsi per un progetto nuovo e autonomo sia messo nella condizione di farlo, anche magari rinunciando al nome di Leu se non c'è l'intesa di tutti i soggetti fondatori (...) Nei prossimi giorni occorre un'iniziativa coraggiosa, decisa e aperta per avviare subito, sulla base del principio una testa un voto, il processo democratico necessario per costruire questa novità".

Dentro a Sinistra Italiana non ci sono posizioni esplicite in tal senso, ma lascia ad esempio spiragli aperti il fatto che all'ultima Direzione nazionale (sulla mozione di Fratoianni di lavorare per una lista radicalmente alternativa) ci sia stata l'astensione dell'area che si ritrova attorno a Stefano Fassina.

Lo stesso consigliere comunale romano peraltro, da poco più di un mese, ha dato vita proprio assieme a D'Attorre ed altri all'associazione "Patria e Costituzione".

La questione del simbolo di LeU

Vi è poi una questione tutt'altro che secondaria rappresentata dall'uso del nome e del simbolo di "Liberi e Uguali". Secondo quanto deciso formalmente ben prima delle elezioni del 4 marzo, infatti, la disponibilità del logo di LeU non è del solo Pietro Grasso, ma anche dei tre leader delle formazioni che diedero vita al progetto: ovvero Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Pippo Civati. Se anche solo uno di essi si opponesse, tale brand non sarebbe utilizzabile da parte degli altri. A maggior ragione, in un quadro come quello appena descritto, in cui addirittura il solo Grasso farebbe parte del progetto, è evidente che gli altri esponenti non darebbero il placet per l'utilizzo del logo di LeU per percorso politico a cui di fatto non intendono partecipare.

Non è quindi da escludersi, ma il condizionale è quanto mai d'obbligo, che se davvero si arriverà alla fondazione di un nuovo partito attorno alla figura di Pietro Grasso, esso possa quindi avere un nome e un simbolo diverso rispetto a LeU. Mentre Liberi e Uguali rimarrebbe con tale nome in quanto gruppo parlamentare che prosegue la propria attività di opposizione rispetto al Governo.