In occasione dell'uscita del suo ultimo libro "La lunga eclissi. Passato e presente del dramma della sinistra", Achille Occhetto, uno dei volti storici della sinistra Politica italiana, questo giovedì 18 ottobre è intervenuto nella trasmissione di Rai3 "Quante Storie" di Corrado Augias, parlando appunto della sua ultima fatica letteraria a tema storico-politico, non disdegnando alcune riflessioni sull'attualità.

Achille Occhetto parla della crisi storica della sinistra

Achille Occhetto ha affermato: "Avevo iniziato con l'idea di parlare dell' anniversario della caduta del Muro di Berlino e della Svolta della Bolognina sottolineando i meriti che ha avuto e delle previsioni importanti che valgono tutt'ora.

Parlo anche di quello che non ha funzionato nella Svolta. Ma poi è arrivata anche la notizia della sconfitta della sinistra in tutta Europa e sono passato a descrivere la crisi del comunismo e dell'insieme della sinistra. Nel libro affermo che la sinistra è come un araba fenice che può risorgere dalle proprie ceneri solo se è consapevole di essere giunta allo stadio appunto di cenere".

L'ultimo segretario del PCI ha poi proseguito dicendo: "Le forma organizzate sono oggi sempre più deboli perché è passato il messaggio del rapporti diretto fra il capo e il popolo. Ma esso non funziona perché il popolo senza mediazioni è una brutta bestia, lo abbiamo visto nel nazismo, nel peronismo e nel fascismo.

Sono necessarie delle mediazioni. Serve una visione del tutto nuova di partito politico (...) Il partito leninista era di quadri e ristretto, io penso invece a un partito che ha un cervello diffuso e molte ramificazioni: dall'alto verso il basso e dal basso verso l'alto. Servono forme inedite che non sono quelle tipiche dei partiti chiusi in sé e diretti autoritariamente dall'alto".

Occhetto parlando di storia ha specificato: "I tarli del comunismo sono tanti e ce n'è uno fondamentale: quello dell'offuscamento dell'idea internazionalista. Marx disse "Lavoratori di tutto il mondo unitevi", ma poi Stalin ha iniziato a distruggere il comunismo. Esso non è morto nel 1989 ma è stato iniziato a essere ucciso da Stalin molto tempo prima, quando dall'internazionalismo si passò allo scontro fra due campi.

La politica dei due campi contrapposti ha distrutto ogni velleità internazionalista di tutte le sinistre del mondo (...) L'internazionalismo del movimento operaio è poi stato battuto dall'internazionalismo capitalista con la globalizzazione".

E tornando al presente ha poi aggiunto: "La mia idea è che la sinistra non può rinascere negli orticelli nazionali, ma solo se saprà invece ripresentare una propria idea mondialista e pacifista che sappia unire tutte le forme di rivolta e di riformismo su scala internazionale. (...) L'Europa come è oggi non può andare avanti. Il paradosso è che le forze moderate e socialiste sono state subalterne al neoliberismo e di austerità: si sono allontanate dalla vocazione sociale della sinistra.

In questo quadro è avanzato il populismo, che ha posto anche delle questioni giuste: quando la Le Pen dice che non c'è più sovranità nazionale, economica e fiscale ha ragione, ma sbaglia quando la vuole riportare dentro ai vecchi confini. Una sinistra europeista dovrebbe invece chiedersi dove è finita la sovranità e provare a riportarla al livello sovranazionale. Se alle prossime elezioni si difende la vecchia fallimentare idea di questa Europa la partita è persa e vincono i populisti. La forze di sinistra devono attaccare l'Europa per prospettarne una diversa, più democratica (...) Le vecchie ideologie di patria e nazione non c'entrano niente, il tema concreto sono le grandi emergenze che ci stanno di fronte come ecologia, migrazioni e povertà.

Questo non può essere risolto da un solo Paese né un solo continente, ma serve una sinergia planetaria. Invece stiamo ritornando a visioni tribali, da stupidi ignoranti: il popolo segue queste posizioni e va contro sé stesso".

Occhetto ha aggiunto: "Il '68 fu molto positivo, aiutò anche a liberarsi dalla centrale moscovita. Quello non era più socialismo: dire che i paesi dell'Est erano socialisti significa avere un'idea tremenda del socialismo, erano invece paesi polizieschi. Il '68 fu invece un movimento libertario: una parte del gruppo dirigente del PCI lo capì, altri no". Tornando ai fatti di inizio anni Novanta, Occhetto ha detto: "La Svolta della Bolognina fu una scelta dura, ma era necessaria: io sono arrivato un anno prima della crisi del comunismo mondiale.

Difenderlo solo in Italia significava non avere capito che la sinistra è internazionale: il comunismo in un solo paese fa ridere, come la Corea. Lev Trotskij da questo punto di vista aveva visto cose giuste, poi ha fatto anche lui degli errori ed ha avuto dei tarli".

Occhetto sulla politica di oggi: critiche e consigli al PD e alle sinistre, stoccate ai partiti di Governo

Infine Occhetto ha parlato di attualità politica, rispondendo a come il PD potrebbe risollevarsi: "Può rilanciarsi se esce dall'idea di mettere insieme i vecchi cocci e i vecchi apparati. Questo vale sia per il PD che per la sinistra radicale, occorre inventare qualcosa di nuovo. Sento parlare di autoscioglimento, io parlerei invece di auto-ridefinizione in un'area più ampia che sappia collegare la rivoluzione democratica con quella liberale.

Vanno coniugate le istanze dei poveri, degli operai, con le istanze democratiche che non vogliono andare verso il fascismo, il sovranismo e il nazionalismo. Dovrebbero lavorare per una prospettiva aperta che superi i vecchi apparati, i quali hanno condotto alla situazione odierna. (...) Il PD non ha ancora fatto un'analisi della sconfitta, né indicato una prospettiva. Io in questo libro le faccio entrambe. Per uscir fuori dalla crisi si deve capire come ci siamo finiti dentro (...) Tutta la politica oggi è distorta perché si guarda alle prossime elezioni e non invece al dire la verità. Le elezioni si possono anche perdere, ma conta se hai detto la verità e costruito qualche cosa, creando una prospettiva nella gente: puoi perdere oggi per vincere domani.

(...) La mia critica al PD è quella di essere stata una fusione a freddo tra apparati e non invece una vera contaminazione positiva che poteva portare a una nuova sintesi culturale. Non servivano le Primarie dei nomi ma quelle delle idee. (...) Oggi il PD e le sinistre dovrebbero risuscitare la speranza e l'unità al di fuori dei vecchi confini".

Pur senza nominarli Occhetto ha parlato anche dei movimenti e partiti che oggi governano l'Italia: "Essi possono fare errori anche senza avere una dottrina. Nel giro di due mesi in cui sono alla prova hanno dimostrato di non sapere quasi niente di come funziona la macchina dello Stato. Sono movimenti effimeri, non so quanto dureranno. Di certo non durano un secolo come i movimenti di cui parlo nel mio libro. Se continuano con queste politiche peraltro il pianeta stesso non durerà molto".