Il Congresso del Pd non è ancora stato ufficialmente indetto, ma il dibattito all'interno del principale partito di opposizione è sempre più serrato e in particolare si moltiplicano le possibili candidature per succedere a Maurizio Martina come segretario nazionale: peraltro l'attuale leader dem non si è ancora espresso sull'ipotesi di potersi presentare in prima persona.

E' di ieri sera la notizia della diffusione di un appello firmato da 13 sindaci a sostegno della possibile candidatura di Marco Minniti. L'ex ministro dell'Interno non si è ancora espresso ufficialmente in tal senso, ma da molte parti si vocifera che alla fine potrebbe accettare.

Nei prossimi giorni l'esponente dem calabrese, con ogni probabilità, scioglierà la propria riserva in un senso o nell'altro.

Salgono a sei i 'candidati' a segretario del PD

Quello dell'ex inquilino del Viminale è il sesto nome, in ordine di tempo, che emerge nella corsa alla leadership del Partito Democratico. Le altre cinque figure finora in campo, a differenza di Minniti, hanno invece già comunicato esplicitamente in prima persona la volontà di candidarsi alle Primarie.

Il primo in ordine di tempo ad annunciare la propria candidatura ormai oltre un mese era stato Nicola Zingaretti, attuale presidente della Regione Lazio, il quale ha già incassato l'appoggio di numerosi esponenti del partito e che proprio in questo weekend del 13-14 ottobre riunirà a Roma tutti i suoi sostenitori in un evento chiamato "Piazza Grande".

Il secondo a esplicitare la propria "discesa in campo" era stato una decina di giorni fa Matteo Richetti, 44 anni, attuale senatore dem e già strettissimo collaboratore di Matteo Renzi, che però già da tempo aveva maturato delle critiche sulla gestione del partito, pur rivendicando tutta la bontà delle scelte di Governo renziane.

Pochi giorni fa era stato il pugliese Francesco Boccia, 50 anni ad annunciare la propria candidatura. Deputato alla terza legislatura, due volte sconfitto alle Primarie del centrosinistra per la Regione Puglia da Nichi Vendola. Da anni critico sulla gestione del PD, allo scorso congresso del 2017 aveva appoggiato la candidatura di Michele Emiliano, mentre stavolta corre in prima persona.

Il candidato più "a sinistra" è invece Cesare Damiano, 70 anni, ex ministro del Lavoro, già parlamentare di lungo corso ed esperto di temi economici e previdenziali. L'esponente dell'area 'LaburistiDem' ha detto di voler ridare un radicamento popolare al PD. Ma ha anche precisato di essere pronto a ritirarsi "nel caso in cui Zingaretti prenda forti impegni di discontinuità con il passato più liberale del partito".

L'outsider è invece Dario Corallo, 30 anni esponente dei Giovani Democratici, laureato in filosofia e vive a Roma: nei giorni scorsi ha annunciato di volersi candidare alle primarie "per azzerare la classe dirigente, ma non per mandare via i vecchi", quanto invece "per mandare via chi ha fallito".

Va precisato che il Congresso del PD non è ancora stato ufficialmente fissato, pertanto non ci sono ancora scadenze definite per la presentazione ufficiale delle candidature alle Primarie: ciò significa che qualche altro candidato o candidata potrebbero aggiungersi in queste prossime settimane, così come non è da escludersi che alcuni degli sfidanti già in campo possano ritirarsi dalla contesa.