I cittadini georgiani, per l'ultima volta (al netto di ulteriori cambiamenti), avranno l'opportunità di scegliere in maniera diretta il proprio presidente. A partire dal 2024 infatti, la sua elezione sarà effettuata da parte di un collegio elettorale composto da 300 tra parlamentari e amministratori locali e regionali, inoltre la carica presidenziale perderà la maggior parte del peso politico odierno per diventare perlopiù di tipo rappresentativo e simbolico.

Esiti del voto del 28 ottobre

Al primo turno sono state rispettate le attese della vigilia, con un sostanziale pareggio tra i due candidati più forti: al 38,7% della candidata del "Sogno Georgiano", Salome Zurabishvili, si è contrapposto il 37,7% ottenuto dall'ex ministro degli esteri Grigol Vashadze.

La vittoria verrà dunque decretata al secondo turno che avrà luogo nelle prossime settimane. I due principali protagonisti della battaglia sono l'espressione di due delle personalità più forti della Politica georgiana degli ultimi anni: Mikheil Saakashvili e il miliardario Bidzina Ivanishvili. E se il primo conta sulla vittoria di Vashadze per poter far rientro nel proprio paese dopo le controverse vicende vissute in Ucraina, il secondo deve assistere impotente mentre la Zurabishvili prova a fare i conti con la futura alleanza tra il proprio avversario ed il terzo classificato, il filo-occidentale David Bakradze, che porta in dote un importantissimo 11%.

Di cosa ha bisogno il paese dopo il voto?

Chiunque sarà il vincitore, le strade per rispondere a questa domanda sono molteplici. C'è chi vorrebbe una maggiore apertura verso la Russia, riconoscendole un potere a livello economico ed energetico che potrebbe fare parecchio comodo, e c'è invece chi (e forse si tratta della maggioranza) è convinto del fatto che la Georgia non possa prescindere dall'ingresso nell'Unione Europea. Tutto questo sia per ridare dignità e libertà ai tantissimi georgiani sparsi in Europa ed ostaggio delle nazioni in cui sono costretti a trasferirsi pur di trovare un lavoro, sia per sfruttare le politiche economiche di sviluppo varate dall'Unione con i nuovi stati membri e che troverebbero in Georgia terreno fertile per far finalmente sbocciare un paese dalla storia millenaria, ricco di cultura e tradizione ed a cui la natura ha donato bellezze paesaggistiche incommensurabili.

I cittadini hanno la possibilità di scegliere, e se riusciranno a farlo liberamente (non sono state poche le denunce di brogli elettorali di vario genere), potranno gettare le basi per un cambiamento che non è più differibile.