Dopo il decreto con cui il governo Conte ha ‘salvato’ Banca carige, il tema banche resta il più gettonato sui mass media in queste ultime ore. Nell’ultima puntata di DiMartedì, il talk show condotto da Giovanni Floris su La7 (guarda il video qui sotto), non solo è andata in scena la corrosiva opinione di Marco Travaglio sulla vicenda Carige, ma si è verificato anche un duro scontro (stavolta civile, a dire la verità) tra Massimo Giannini e Maurizio Belpietro, rispettivamente direttori di Radio Capital e del quotidiano La Verità. Nell’occasione sono emerse chiaramente, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la verve antigovernativa di Giannini e le simpatie gialloverdi (soprattutto verdi) di Belpietro.

Il primo sostiene che i casi Carige e Mps siano uguali. Il secondo ribatte ricordando la pluridecennale gestione della banca senese da parte di uomini vicini al Pd. Entrambi d’accordo, invece, sull’enorme conflitto di interessi della famiglia Boschi nel caso Banca Etruria.

Massimo Giannini: ‘Salvataggio di Carige uguale a quelli dei governi Pd’

Anche nel caso di Banca Carige si ricorre al fondo ‘salva banche’ istituito da Gentiloni, mentre si diceva ‘ci sono ben altri modi per spendere 20 miliardi’ e adesso invece si adotta lo stesso metodo dei governi precedenti. In questo modo Giovanni Floris introduce il dibattito tra Massimo Giannini e Maurizio Belpietro sul tema banche. Il primo a parlare è Giannini secondo il quale “quando governi, dopo che hai fatto opposizione per lunghi anni, perché dall’opposizione è comodo dire che tutto quello che gli altri fanno è sbagliato, poi devi toccare con mano la complessità dei problemi.

Tradotto: oggi questo governo ha fatto benissimo a varare quel decreto legge di ieri sera per il potenziale salvataggio della Carige. Però oggi, con qualche difficoltà, sostiene che non è la stessa cosa, rispetto a quella che aveva fatto a suo tempo il governo Renzi quando salvò le quattro banche e poi il governo Gentiloni quando salvò Mps.

È esattamente la stessa cosa. Dopodiché, il problema è quello che si è detto in campagna elettorale, quando si è sostenuto troppo a lungo che salvare le banche significava salvare il bonus dei banchieri. Il che non era vero, perché salvare le banche significa mettere in sicurezza i risparmi degli italiani. La misura di ieri sera serve a questo, però è esattamente uguale a quella che hanno fatto gli altri”.

Maurizio Belpietro: ‘Oggi i risparmiatori non ci hanno rimesso un euro’

A confutare la versione di Massimo Giannini ci pensa però il direttore de La Verità. “Il caso Carige non ha nulla a che vedere con il caso delle quattro banche e, in particolare Banca Etruria, per un motivo molto semplice - attacca Maurizio Belpietro - qui i risparmiatori, soprattutto quelli piccoli, non ci hanno rimesso un euro, mentre invece, con il provvedimento deciso dal governo Renzi, tutte le obbligazioni furono annullate. Ci furono risparmiatori che persero tutti i loro risparmi. Luigino D’Angelo, il pensionato di Civitavecchia che si suicidò, lo fece perché aveva perso tutti i soldi a causa di un provvedimento del governo che aveva anticipato il bail-in.

Non solo, in questo caso non c’è il vicepresidente di una banca che è il papà di un ministro (Maria Elena Boschi ndr) che va in giro a chiedere alla Banca d’Italia, oppure alla Consob, o all’ad di Unicredit di fare qualcosa per Etruria (Giannini si dichiara d’accordo e parla di “conflitto di interessi non risolto”). In questo caso non c’è un fratello di un ministro delle Riforme che lavorasse alla banca Carige. In questo caso non c’è un vicepresidente, papà di un ministro, che va ad incontrare un noto bancarottiere come Flavio Carboni”.