La storia di Alessio Feniello potrebbe sembrare grottesca se non fosse invece tragica. Il figlio Stefano è, infatti, una delle 29 vittime della tragedia dell’Hotel rigopiano, l’albergo situato nell’omonima località abruzzese, completamente distrutto da una valanga il 18 gennaio del 2017. Proprio nel giorno delle celebrazioni del secondo anniversario della strage, a Rigopiano erano presenti i due vicepremier del governo Conte: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Quest’ultimo ha colto l’occasione per dimostrare tutta la sua solidarietà nei confronti di Alessio Feniello (incontrato sul posto), condannato il 9 gennaio scorso a pagare un’ammenda di 4550 euro per aver violato i sigilli dell’area della tragedia, ancora posta sotto sequestro.

Il motivo? Portare dei fiori nel luogo dove il figlio 28enne ha perso la vita. Salvini ha invitato Feniello a “non pagare una lira”, a violare la legge, insomma, per una giusta causa.

La triste storia di Alessio Feniello

Il nome del fino a quel momento sconosciuto Alessio Feniello sale alla ribalta delle cronache, suo mal grado, dal 18 gennaio di due anni fa, quando l’Hotel Rigopiano ‘scompare’ travolto da una slavina, portando con sé il figlio Stefano di 28 anni. L’angoscia e la commozione di un padre distrutto dal dolore hanno portato Feniello, il 21 maggio scorso, ad avvicinarsi al luogo del disastro per portare dei fiori al figlio. Peccato che il Gip di Pescara (su proposta del procuratore capo della città adriatica, Massimiliano Serpi e del sostituto Salvatore Campochiaro) abbia ritenuto di dover firmare un decreto di condanna penale nei suoi confronti, con l’accusa di aver violato i sigilli di un’area, quella del Rigopiano, posta sotto sequestro giudiziario.

La pena pecuniaria comminata all’uomo è stata di 4550 euro (commutabili in due mesi di galera). La reazione di Feniello è stata furiosa. “Non pago un centesimo e, se necessario, mi sconto tre mesi di carcere”, ha scritto su Facebook, invitando il magistrato che lo ha condannato a “non perdere tempo con le cose futili” visto che è “pagato con i soldi dei contribuenti italiani”.

Matteo Salvini sul caso Rigopiano: ‘Non può essere multato per i fiori al figlio’

Ad opporsi con decisione alla sentenza dei magistrati pescaresi si è aggiunto oggi anche Matteo Salvini il quale, pur ricoprendo il ruolo istituzionale di ministro dell’Interno, decide di incitare Alessio Feniello a violare una legge dello Stato.

Nel post pubblicato sulla sua pagina Fb, Salvini racconta di aver incontrato l’uomo che a Rigopiano ha perso il figlio e confessa di avergli “detto di non pagare una lira” perché “non si può essere multati o, tantomeno, rischiare il carcere perché si portano fiori in memoria del proprio figlio”. Il leader della Lega ha anche promesso di cambiare “legge e burocrazia” se “prevedono” questo tipo di pena. Dal canto suo, il combattivo Feniello ha confermato: Il ministro Salvini mi ha detto di non pagare nulla. Io non pagherò sicuramente, al massimo mi faccio tre mesi”.