È passato poco più di un mese dall'inizio del 2019, l'anno che si è lasciato alle spalle un 2018 in cui i rapporti tra l'Italia e l'Europa si sono inaspriti. Frutto di una politica estera resa diversa dall'avvento di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. I due leader di Lega e Movimento Cinque Stelle si sono messi di traverso rispetto alle politiche di austerity imposte da Bruxelles e hanno provato a strappare una finanziaria che potesse sforare il debito consentito all'Italia, per poter finanziare i principali cavalli di battaglia del governo giallo-verde, Quota 100 e reddito di cittadinanza.

Lo scontro è stato duro, non sono mancate le frecciate tra i commissari e gli esponenti del governo italiano, ma alla fine si è giunti un accordo che ha suscitato non poche polemiche da parte delle opposizioni e di quanti sostengono che, alla fine, abbia comunque vinto l'Europa. Il 2019, però, sarà anche l'anno delle Elezioni europee, quelle che secondo Luigi Di Maio dovrebbero condurre ad una nuova era per la politica continentale. Lo ha ribadito a Vicenza, dove ha parlato all'assemblea degli ex soci della Banca Popolare.

'Finito il tempo delle letterine'

Il 2018 è stato anche l'anno delle "letterine". Quelle che da Bruxelles arrivavano a Roma e invitavano i ministri italiani a rivedere le politiche economiche per rientrare nei parametri disposti dalla Commissione Europea.

Le hanno definite così sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini che hanno rivendicato il fatto che, dal loro avvento in avanti, l'Italia avrebbe smesso di piegarsi al volere europeo a tutti i costi e ai dettami degli "euroburocrati" ancorati agli "zerovirgola" sulla pelle degli italiani. Parole più volte ribadite e che, adesso, hanno un sapore diverso alla vigilia delle elezioni europee.

Per Di Maio una 'certa Europa' si avvia al tramonto

"Stiamo scrivendo una lettera cordialissima, in cui gli diciamo che vengono prima i risparmiatori e i loro problemi. Poi tutti quelli che sono i tecnicismi europei". Questo il messaggio rilasciato da Di Maio alla stampa in riferimento ad una missiva in preparazione per Bruxelles, prima di aggiungere: "Questo Europa a maggio è finita".

Una prospettiva che nascerebbe da un nuovo vento politico sul Parlamento Europeo che potrebbe pensionare definitivamente commissari come quelli invisi all'attuale governo italiano. Orizzonti che, comunque, potranno essere verificati attraverso quelli che saranno i risultati della prossima tornata elettorale.