Dopo le recenti vicende di gennaio, si è questionato sul riconoscimento del ruolo di presidente in Venezuela: al Parlamento Europeo, ha dominato una maggioranza che appoggia il 'golpe' di Juan Guaidò, autoproclamatosi presidente al posto di Nicolás Maduro.

Il golpe

A dicembre era stato riconfermato presidente Maduro, che ricopriva questo ruolo dalla morte di Chávez nel 2013: inizialmente ad interim - dopo che Chávez lo aveva presentato ai venezuelani nel caso in cui la sua salute fosse peggiorata -, poi eletto all'unanimità. Il problema sorge, dopo le vicende che hanno caratterizzato questo governo, proprio durante le elezioni del 2018, da molti considerate illegittime: infatti, se Maduro è stato riconosciuto presidente dall'Assemblea nazionale costituente e dall'esercito venezuelano, l'Assemblea Nazionale - praticamente l'opposizione di fatto esautorata - ha disconosciuto queste elezioni e ha nominato come proprio presidente ad interim Juan Guaidò.

Precisamente, il 23 gennaio di quest'anno - durante una manifestazione in piazza - egli stesso si è autoproclamato nuovo capo del Paese sudamericano.

Gli ultimi risvolti

Fino ad ora Guaidò è stato riconosciuto come legittimo presidente da Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Canada, Brasile, Colombia, Paraguay, Argentina, Perù, Ecuador, Cile, Guatemala e Costa Rica; al contrario, Russia, Cina, Messico, Cuba, Bolivia, Uruguay, Turchia, Nicaragua e El Salvador si sono schierati dalla parte di Maduro.

Nelle ultime ore, il Parlamento europeo ha riconosciuto, a maggioranza, Guaidò. Ad astenersi sono state per l'Italia la Lega e il M5S. Il premier greco Tsipras ha affermato: "Non vogliamo un'altra Libia".

l'Italia si è detta d'accordo, vedendo come necessario che l'Unione Europea assuma "un ruolo di mediazione" senza "farsi trascinare dalle iniziative di altre grandi potenze". La stessa volontà di mediazione è stata palesata da Messico, Uruguay e dal papa, ma ogni tentativo è stato respinto dall'autoproclamato neo presidente venezuelano.

Sempre il sottosegretario agli Esteri italiano, Manlio di Stefano, ha dichiarato: "L'Italia non riconosce Guaidò perché siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi terzi possano determinare le politiche interne di un altro Paese. Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite".

Cosa si prospetta

Per ora l'Italia si è astenuta, ma la Francia ha dato un ultimatum di 8 giorni a Maduro. Oltre alle motivazioni di Di Stefano, si possono ricordare alcuni lati poco chiari di questo 'golpe' che alcuni non definiscono neanche come tale: per esempio, un video risalente alla sera precedente all'autoproclamazione di Guaidò, in cui lo stesso dichiara di essere sotto pressione telefonica statunitense; frase inizialmente da lui smentita e poi riconosciuta senza entrare nei dettagli o causare conseguenze. C'è da chiedersi cosa ci sia dietro a questa storia che sta assumendo connotazioni di normalità in un Paese e in un'America Latina in cui troppo spesso i politici locali sono marionette di politici più influenti che coltivano unicamente i propri interessi.