Il nuovo tesoriere del Pd, Luigi Zanda, vorrebbe aumentare gli stipendi dei parlamentari, portandoli al livello di quelli europei, i più alti del mondo (circa 19mila euro). Non contento, però, l’ex braccio destro di Francesco Cossiga nella Prima Repubblica, ha avuto anche la grande idea di proporre di reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti, misura detestata dagli italiani che vedono in Zanda e in quelli come lui i reali rappresentanti della casta. Il ddl che porta la sua firma, nonostante l’immediata presa di distanze del partito e del segretario Nicola Zingaretti, l’uomo che appena pochi giorni fa gli ha assegnato la pesante poltrona di tesoriere del Nazareno, non è ancora stato ritirato.

Un autogol clamoroso, quello del Pd, stigmatizzato anche da commentatori notoriamente ‘amici’ come Massimo Cacciari. Dal coro dei critici non poteva mancare, ovviamente, Marco Travaglio, il direttore del Fatto Quotidiano che, nel suo ultimo editoriale, fa letteralmente a pezzi la figura di Luigi Zanda, descritto come più grillino del povero Piero Fassino, quello che disse a Beppe Grillo: “Se vuoi entrare in politica fonda un partito e vediamo come va a finire”.

Marco Travaglio racconta la storia di Luigi Zanda: ‘Nel suo palmarès di catastrofi manca solo il Titanic’

Marco Travaglio inaugura il suo editoriale del 30 marzo ricordando quando il suo collega Eugenio Scalfari inserì il nome di Luigi Zanda tra quelli dei Padri della Patria come Cavour, Einaudi e De Gasperi.

Poi, parte subito l’affondo ironico, ma tagliente, contro il neo segretario Dem, definito un “millennial 77enne”, scelto come nuova leva dal segretario Zingaretti allo scopo di “svecchiare il Pd nel segno del più spericolato rinnovamento”. L’elenco degli incarichi e dei partiti o correnti in cui è transitato il politico sardo nel corso della sua carriera è praticamente infinito anche se, aggiunge Travaglio, “nel suo palmarès di catastrofi manca solo il Titanic”.

Le sue ultime due iniziative, poi, quelle per il ripristino del finanziamento ai partiti e per l’aumento degli stipendi dei parlamentari, vengono bollate come “due ideone improntate alla temeraria discontinuità” con il suo passato.

Zanda miglior alleato del M5S, più di Fassino

L’iniziativa di Luigi Zanda, prosegue Marco Travaglio, non ha fatto altro che “regalare un po’ di respiro” agli avversari del M5S, in affanno nei sondaggi degli ultimi mesi e quasi raggiunti dal Pd.

La colpa, però, secondo il direttore del Fatto, è da attribuire quasi tutta al segretario Zingaretti che ha deciso di prendere le distanze dall’iniziativa di Zanda definendola come “personale”, quando però era stato lui stesso a promuoverlo tesoriere ben conoscendo il contenuto del ddl che, tra l’altro, Zanda per ora si è guardato bene dal ritirare. Al politico nativo di Cagliari viene anche imputato il fatto che fu lo stesso Pd, nel 2013, quando lui era capogruppo al Senato, a votare per eliminare il finanziamento pubblico. Ma la sua risposta è stata disarmante: “Ero capogruppo, ho votato sentendo il peso dell’antipolitica”. In pratica avrebbe fatto votare una legge a cui era contrario. Insomma, a detta di Travaglio, Zanda sarebbe “un po’ il Toninelli dei democratici”, uno “sfollagente politico” che ha lavorato per anni per cercare di dare vita ad un “fronte anti grillino” insieme a Silvio Berlusconi.

“Neppure un infiltrato di Casaleggio nel Pd sarebbe tanto efficace - conclude il suo editoriale - Invece di attaccarlo, i 5Stelle dovrebbero dargli la tessera per meriti speciali. Al confronto, come grillino ad honorem, Fassino è un dilettante”.