La Sicilia proprio non ne vuole sapere di accettare la nuova riforma che giunge da Roma e che viene definita da molti una delle più grandi vittorie dell'attuale governo, frutto di una lunga serie di battaglie politiche. La riforma cosiddetta Spazzacorrotti, approvata dal Parlamento il 13 dicembre e in vigore dal gennaio scorso, prevede che in tutti i Comuni italiani con una popolazione superiore ai 15mila abitanti i candidati alle amministrative espongano su internet il proprio curriculum vitae con annessi eventuali precedenti penali. Coloro che non lo faranno andranno incontro a sanzioni.
Sarà così in tutta la penisola italiana da Reggio Calabria a Bolzano, ma pare che in Sicilia non verranno seguite queste direttive.
La replica della Regione
Alcuni Comuni della Sicilia non andranno a votare il 26 maggio, bensì il 28 aprile, e i suoi elettori non potranno usufruire dei benefici di questa innovazione che consentirebbe loro di conoscere meglio il passato dei candidati. In effetti, l'isola è una delle cinque regioni italiane a statuto speciale e pertanto vanta competenza esclusiva sugli enti locali. Infatti, affinché una legge valida nel resto del Paese sia vigente anche in Sicilia, è fondamentale che l'Assemblea regionale siciliana vari una norma analoga, al fine di recepire le volontà del governo.
I candidati siciliani, dunque, avranno la possibilità di rendere pubblici gli elementi salienti che caratterizzano la propria storia lavorativa e, in caso, giudiziaria, ma non saranno puniti o penalizzati qualora decidessero di non farlo. Si tratta purtroppo di uno smacco a quelle che sono le aspirazioni di trasparenza verso cui sarebbe tesa la maggioranza gialloverde.
E purtroppo precedenti simili non mancano se si considera il caso della normativa che obbliga a pubblicare le spese della campagna elettorale. D'altronde i numeri che riguardano il mondo della Politica a sud dello stretto sono allarmanti come ricordano i 5 stelle. 16 su 70 deputati regionali e quattro assessori su 11 sono indagati.
Il Movimento invita allora tutti i candidati a rendere noto spontaneamente curriculum e certificato penale. Si spera che un giorno anche la Sicilia faccia un ulteriore passo in direzione della chiarezza anche nell'ambito della politica e uno indietro dalla confusione e dall'alone di segretezza che per troppo tempo ha caratterizzato buona parte della storia italiana. Per il momento molte sono state le critiche mosse, non solo dal Movimento 5 stelle, ma anche da Davide Faraone, senatore del Pd. Faraone promette di chiedere curriculum e certificati penali a tutti i membri delle liste del partito.