Adesso anche le cosiddette ‘toghe rosse’, ovvero i magistrati iscritti a correnti di sinistra della magistratura, come ‘Magistratura democratica’, chiedono l’immediata espulsione, prima ancora che sia celebrato un processo, di migranti arrestati per reati gravi come la violenza carnale o i maltrattamenti sulle donne. È il caso, riportato dal giornalista Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, del giudice per le indagini preliminari (gip), attualmente in servizio al Tribunale di Roma, Paola Di Nicola che, con una inconsueta lettera inviata al Ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini (oltre che al Prefetto e al Questore della Capitale), chiede di espellere dall’Italia quattro cittadini stranieri da lei stessa indagati, e di farlo prima ancora che sia celebrato il processo nei loro confronti.
Paola Di Nicola scrive al Viminale: ‘Valutare la possibilità di espellere gli indagati per pericolosità sociale’
È un’Italia sempre più salviniana se anche le cosiddette ‘toghe rosse’ si mettono a chiedere l’espulsione dal nostro territorio di migranti accusati di aver commesso gravi reati, prima ancora che sia celebrato un processo contro di loro. A compiere questo passo epocale, secondo il racconto fatto da Luigi Ferrarella sul Corriere, sarebbe stata, come già accennato, la gip del Tribunale di Roma, Paola Di Nicola. La donna, in magistratura dal 1994, al momento in servizio nella Capitale, ha infatti inviato una missiva al capo di gabinetto del Ministero dell’Interno, presieduto come noto dal leader della Lega Matteo Salvini, e per conoscenza anche al Prefetto e al Questore della città.
Nella lettera, la Di Nicola chiede espressamente che “sia valutata la possibilità di espellere gli indagati, per motivi di pericolosità sociale, al momento della scadenza” dei termini di custodia cautelare dell’arresto e prima che sia celebrato il processo nei loro confronti. Le motivazioni addotte dalla toga rossa sono che i quattro, accusati a vario titolo di violenza carnale e maltrattamenti sulle donne, una volta usciti di galera possano reiterare i loro reati, infliggendo ulteriori sofferenze alle loro vittime.
La gip si appella alla Convenzione di Istanbul che protegge le donne dalle violenze commesse nei loro confronti.
I quattro casi citati dalla gip: un egiziano, un polacco, un romeno e un giovane del Bangladesh
Nella lettera spedita al Viminale il 20 maggio scorso, ma resa nota dal Corriere della Sera soltanto oggi, Paola Di Nicola fa appello a Matteo Salvini (senza ovviamente citarlo ndr) affinché i quattro presunti criminali, da lei stessa arrestati nei mesi scorsi, vengano espulsi dall’Italia prima che possano reiterare le loro condotte.
Si tratta nello specifico di un cittadino egiziano, accusato di frustare la moglie per impedirle di cercarsi un lavoro; di un ragazzo originario del Bangladesh, accusato nuovamente di violenza carnale, dopo essere già stato condannato due volte per lo stesso reato; di un romeno pluripregiudicato, accusato di aver violentato la compagna; di un uomo proveniente dalla Polonia sospettato di stalking. La progressista Di Nicola si dice addirittura “certa” della “reiterazione dei delitti di violenza di genere”, motivando la sua presa di posizione con il fatto che “la modalità con la quale i quattro uomini hanno esercitato violenza esprime un atteggiamento proprietario e predatorio rispetto al genere femminile che disprezzano, dileggiano, limitano nelle sue minimali forme di libertà, assoggettano, maltrattano, violano perché non ne riconoscono la dignità”.