Sono ormai passati quattordici giorni da quando la nave Sea Watch, con a bordo 42 persone, ormeggia nei pressi delle coste dell'isola di Lampedusa. Dura la posizione del Ministro dell'Interno Matteo Salvini, che ha più volte ribadito la sua contrarietà allo sbarco dei migranti sul territorio italiano.

Infatti ha twittato, "L'Italia non si fa dettare regole da una Ong pagata da chissà chi. Se la Sea Watch avesse avuto a cuore la salute delle persone a bordo, sarebbe già andata in Olanda. Per me può rimanere in mare fino a Natale o Capodanno, in Italia non arriva", sottolineando alla fine la decisione di far rimanere i porti chiusi.

Il ricorso da parte dei migranti

I migranti a bordo della nave hanno contribuito alla realizzazione di un video, in cui sono state denunciate le condizioni difficoltose vissute a bordo ed è stato espresso un appello ed una richiesta di aiuto non solo ai popoli delle coste vicine, bensì anche a tutto il mondo. I naviganti stanchi, usciti di prigione e fuggiti dalla Libia, non possono fare altro che stare seduti o sdraiati, visto che sulla nave non è possibile camminare per la mancanza di spazio, secondo quanto viene raccontato. Inoltre sulla nave manca tutto il necessario e le temperature fanno ammalare l'equipaggio.

"Chiediamo l'aiuto delle persone a terra, qui non è facile, non è facile stare su una barca così piccola.

Per favore, non ci lasciate qui così, non ce la facciamo più", così si conclude il discorso pronunciato da un migrante nel video. Pertanto, per poter ottenere la protezione internazionale, i migranti ed il capitano hanno chiesto invano di poter sbarcare con un provvedimento provvisorio d'urgenza, mostrando dalla loro parte il contenuto degli articoli 2 e 3 della Convenzione che rispettivamente tutelano il diritto alla vita e proibiscono torture inumane e degradanti.

Respinto il ricorso dalla Corte di Strasburgo

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha respinto il ricorso presentato dai naviganti a bordo della Sea Watch. Così non saranno apportate "misure provvisorie" che mirino ad arrestare il decreto Sicurezza bis. Dopo una serie di domande rivolte sia al Governo che ai migranti stessi circa la loro possibile situazione di vulnerabilità e il loro stato psico-fisico, la Corte è giunta a decretare che non sussistono ragioni necessarie a far scattare un provvedimento provvisorio di sbarco, concesso solitamente qualora i richiedenti siano esposti a grandi rischi.

Tuttavia, il Governo italiano è stato esortato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo a mobilitare le proprie autorità affinchè venga fornita l'assistenza necessaria a coloro che ne hanno bisogno a bordo della nave.