Che la Ong tedesca Sea Watch utilizzasse dei piccoli aerei da ricognizione per andare alla ricerca ed eventualmente segnalare la presenza nel Mediterraneo di barconi carichi di migranti, non era certo un mistero. Che i due velivoli in forza all’organizzazione umanitaria tedesca utilizzassero proprio l’isola siciliana di Lampedusa come base operativa era, invece, solo una indiscrezione, confermata adesso dal servizio mandato in onda da Quarta Repubblica lunedì 17 giugno. Il programma condotto da Nicola Porro svela, infatti, al grande pubblico come la mini flotta umanitaria decolli e atterri in maniera indisturbata e, soprattutto, legalmente, proprio dall’Italia, in barba a tutti i decreti sicurezza approvati dal governo Lega-M5S e alla faccia del pugno duro mostrato ogni giorno sui media dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Nicola Porro svela ‘l’assurda vicenda degli aerei Ong a Lampedusa’

Il servizio della giornalista Lodovica Bolian, inviata da Porro sull’isola di Lampedusa, si apre con l’immagine di un piccolo velivolo parcheggiato nell’aeroporto dell’isola siciliana. Il suo nome è Colibrì e, come svela la stessa cronista, “è uno dei due aerei della Ong, insieme al Moonbird, che decollano da qui per fare delle ricognizioni nel Mediterraneo. Lo fanno da Lampedusa dopo che Malta ha negato loro l’autorizzazione a volare. E questa è diventata la nuova base operativa. La stretta di Malta - spiega la giornalista - sulle attività delle Ong è arrivata un anno fa quando il governo ha negato l’autorizzazione a volare agli aerei che decollavano da La Valletta per individuare i barconi in difficoltà e inviare le coordinate per i soccorsi.

Per questo ora i velivoli, entrambi gestiti e coordinati da Sea Watch, lo fanno dall’Italia”.

Angela Maraventano: ‘Stiamo cercando di capire se questi possono stare qua’

La Bolian contatta allora telefonicamente Ruben Neugebauer, uno dei portavoce della Ong tedesca. “Malta vi ha negato l’autorizzazione a volare?”, gli domanda la giornalista.

“Si, Malta ora non è più una base delle operazioni - conferma l’attivista di Sea Watch - ma non ci hanno spiegato la ragione. C’erano diverse opzioni di scelta. Non voliamo solo da Lampedusa, ma non posso dirle da quali altre basi per ragioni di sicurezza”. Poi è il turno della leghista lampedusana Angela Maraventano. “Nonostante le battaglie di Salvini loro decollano da qui?”, la sollecita la brava autrice dello scoop.

“Malta ha sempre fatto così - accusa l’ex vicesindaco dell’isola - quindi stiamo cercando di capire con il governo se questi possono stare qua. Ci vogliono soldi non solo per avere lo spazio nell’aeroporto di Lampedusa, ma soprattutto anche per fare i voli”. Il servizio conferma, infatti, che gli aerei in questione avrebbero un costo che “raggiunge i 2.800 euro a decollo, per oltre 10 ore di volo e una attività quasi quotidiana”. Andando poi a spulciare i bilanci pubblici 2018 della Sea Watch, si scopre che un solo aereo è costato 262.000 euro. Soldi elargiti in gran parte dalla Chiesa Evangelica tedesca per i cui rappresentanti “riportare i profughi in Libia è semplicemente inaccettabile, uno scandalo morale”.