Il Comitato Nazionale di Bioetica, in seguito al caso di dj Fabo, si predispone in modo favorevole al fine vita assistito. Il primo parere pubblicato dal CNB nella giornata di ieri, ha evidenziato una prevalenza di voti favorevoli, distinguendolo dall'eutanasia.

Nel 2018 la Corte Costituzionale è intervenuta sul caso di Marco Cappato. L'imputazione a carico del radicale era di aver favorito la morte del giovane amico tetraplegico, dj Fabo, favorendo i suoi propositi in seguito a un incidente stradale che lo aveva costretto alla malattia. Per la procura, Cappato aveva solo aiutato un essere umano ad esercitare il proprio diritto a morire, ma dal Gip era arrivata l'imputazione coatta.

Il parere emesso dal Cnb

Il documento del Cnb, il massimo organismo competente per scienza ed etica, apre una porta verso una pratica assistita, sebbene i pareri non siano del tutto favorevoli al sì. I Cattolici hanno bocciato fermamente la proposta, affermando che la vita deve essere considerata sempre come principio essenziale.

La decisione del Comitato Nazionale di Bioetica solleverà l'attenzione del mondo politico e della società, avviando al dibattito su una delle questioni più rilevanti e delicate. Nel testo sono presenti i diversi pareri dei componenti e sei raccomandazioni comuni: la differenziazione tra l'eutanasia e l'assistenza medica al fine vita, la volontà del paziente, i voti del medico e del personale sanitario, le cure palliative e l'argomento del pendio scivoloso.

Differenza tra eutanasia e fine vita assistito

Alcuni membri del Comitato hanno sottolineato l'importanza della volontà del paziente e la dignità della persona: elementi di cui bisogna fare un attento bilanciamento. Altri hanno evidenziato i rischi di un pendio scivoloso a cui potrebbe portare la depenalizzazione dell'assistenza.

I sì hanno prevalso di poco sulla posizione irremovibile dei cattolici. Nel testo è precisata la volontà di fornire elementi utili ad affrontare una discussione molto difficile che riesca allo stesso tempo a difendere la libertà della persona e la salvaguardia della vita. Inoltre sì è descritta la differenza tra eutanasia e fine vita assistito, poiché in Italia non esiste nell'ordinamento giuridico una disciplina specifica per le due pratiche.

Al momento, entrambe figurano come aspetti generali dei delitti contro la vita.

Nel fine vita assistito è lo stesso paziente a commettere attraverso la sua volontà l'atto che porta alla morte, aiutato da un terzo soggetto che mette in atto la pratica voluta dall'interessato. L'eutanasia, invece, nel documento è descritta come un anticipare la morte su richiesta, inquadrandosi così in un omicidio del consenziente.