"La pacchia è finita". È il motto con cui Matteo Salvini ha accompagnato la presentazione dei suoi decreti legge lo scorso anno che, a suo dire, hanno mirato a smontare quello che sarebbe un vero e proprio business legato all'accoglienza. Il taglio dei fondi ha generato un effetto domino che, ad oggi, sembra avere generato difficoltà nelle organizzazioni che si occupavano di accogliere e dare riparo ai migranti, provenienti dal mare e non solo. L'inchiesta di Stasera Italia, con un servizio andato in onda nei giorni scorsi, sembra confermare la sensazione diffusa che, ad oggi, il meccanismo patisca in maniera considerevole la forte riduzione dei finanziamenti disposto dal Viminale.

Focus sulla Toscana

L'inchiesta giornalista riguarda la Toscana. Nel territorio si registra quella che ormai sta diventando una consuetudine di diverse zone. I bandi per l'accoglienza sono deserti. Il problema, però non dipenderebbe unicamente dal taglio dei finanziamenti. Persino delle Onlus legate al mondo cattolico, non riuscirebbero più a mettere in piedi dei progetti in grado di sostenere al meglio la missione dell'accoglienza e dell'immigrazione. Oggi, infatti, per ogni singolo migrante vengono messi a disposizione diciotto euro. Una cifra che, secondo quanto affermano fonti vicine alle organizzazioni, sarebbero sufficienti a garantire vitto ed alloggio, senza però creare i presupposti affinché i migranti vengano coinvolti in progetti finalizzati alla loro integrazione all'interno del tessuto sociale.

Le onlus tuonano: 'Non siamo albergatori'

"Non c'è nulla di male nel fare gli albergatori, ma noi facciamo altre cose. La nostra esperienza è proseguita nell'ottica di impegnare queste persone in un processo di integrazione". A parlare è Roberto Macrì, presidente della Fondazione onlus Opera Santa Rita di Prato. Messo di fronte all'opinione di Matteo Salvini secondo cui, una volta finiti i soldi, sarebbe finita anche le emergenza per le Onlus, Macrì risponde esprimendo il suo punto di vista: "Non è una questione di soldi, ma di approccio.

Noi non possiamo accettare un'impostazione che prevede un operatore ogni cinquanta persone accolte".

Mancherebbero, ad esempio, le risorse per mettere in piedi dei corsi finalizzati all'insegnamento della lingua italiana. "Far si che queste persone vivano in maniera inadeguata sul territorio dove hanno scelto di venire".

Il 30 settembre chiuderanno tutti i centri d'accoglienza guidati da questa accoglienza. "Abbiamo fatto - conclude Macrì- un percorso bello, molti di loro si avviavano alla fase conclusiva di questo, ma in parte siamo già tornati indietro".