Nel corso di un'intervista a Repubblica, Carola Rackete, attivista tedesca e comandante della Sea Watch 3, si dichiara disponibile ad intervenire nuovamente in mare. La capitana della Sea Watch, che meno di tre mesi fa era entrata nel porto di Lampedusa con la nave carica di migranti tratti in salvo, violando così il divieto del Ministero dell'Interno, ritiene che sia dovere di ogni persona salvare delle vite umane.

Le parole di Carola Rackete

"Sono sempre sulla lista delle emergenze, se ci sarà bisogno di me andrò ancora". È sicura e determinata Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3 e lo spiega in un'intervista a Repubblica, durante la sua visita al museo marittimo di Barcellona.

Sono passati poco meno di tre mesi da quel giorno di fine giugno in cui l'attivista era entrata nel porto di Lampedusa con la sua imbarcazione, nonostante il divieto imposto dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Nonostante gli eventi di Lampedusa però Rackete è ferma e ha le idee piuttosto chiare su quello che è giusto fare nei casi di emergenze umanitarie. Visto che il mar Mediterraneo è il confine comune del continente europeo, crede sia "dovere di ogni cittadino salvare le vite in mare" ed "aiutare anche le persone più sfortunate a integrarsi", afferma Rackete. Aggiungendo che è vergognoso lasciare persone ad annegare in mare in attesa che vengano fatte sbarcare in un porto sicuro.

Si dichiara inoltre "pronta a ripartire" e ritiene che siano "vergognosi i muri dell'Europa"

Dopo essere finita agli arresti domiciliari, ora la donna è libera grazie all'ordinanza di un giudice di Agrigento, ma comunque la sua posizione non è archiviata, in quanto resta ancora indagata per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Denuncia per diffamazione contro Salvini

Restando in tema di Carola Rackete, alcuni giorni fa a sono stati spostati a Milano i fascicoli relativi all'inchiesta, aperta la scorsa settimana a carico del leader leghista Matteo Salvini, che risulta indagato per il reato di diffamazione a causa delle parole utilizzate sui social network nei riguardi della stessa Carola.

Il fascicolo passa così dalla Capitale al capoluogo lombardo, considerato che Salvini ha la residenza appunto a Milano. Nella richiesta dei legali difensori di Carola Rackete c'è anche il sequestro dei profili social dello stesso Salvini

Nel commentare la notizia del procedimento ai suoi danni, Salvini aveva detto che per lui era "una medaglia" essere querelato da "una comunista tedesca traghettatrice di immigrati": tutto ciò aveva scatenato numerose reazioni negative sui social, sia da parte dei sostenitori che dei detrattori dell'ormai ex ministro dell'Interno.