Sono giorni in cui si parla molto di evasione fiscale e della necessità di ridurla per rimettere in sesto i conti dell'Italia. In questi casi si inizia parlare di potenziali maniere forti da utilizzare contro gli evasori e le reazioni sono contrastanti. Risulta particolarmente sui generis quella avuta da Vittorio Sgarbi, ospite della trasmissione di La 7 L'aria che tira. Il deputato si è scagliato contro il giustizialismo nei confronti di tutti coloro che evadono le tasse. Le maniere forti, a suo avviso, potrebbero tramutarsi in un boomerang per l'economia italiana.

Nell'occasione non ha mancato di sottolineare che preferirebbe l'arresto per altri come alcuni politici che, a suo dire, non meriterebbero (per usare un eufemismo) lo stipendio. Tra loro inserisce Di Maio e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Punire evasori è arma a doppio taglio

Sgarbi evidenzia come usare le maniere forti e il giustizialismo nei confronti di chi evade le tasse rischia di essere, a conti fatti, una sorta di arma a doppio taglio. "Se tu - evidenzia - arresti gli evasori, specie se grandi evasori, questi non lavoreranno più e non pagheranno neanche il poco che pagavano. Bisogna farli lavorare di più". Il critico d'arte trova anche il modo di individuare una possibile base ideologica per chi sceglie di non riconoscere allo Stato ciò che gli spetterebbe secondo la legge. "Soltanto - tuona Sgarbi - un cretino dà dei soldi ben guadagnati invece che per sviluppare la sua azienda ad uno stato che li spende in mano a disperati ed incapaci che li buttano con il reddito di cittadinanza e non hanno mai lavorato come Di Maio".

L'evasore è patriota, secondo Sgarbi

Secondo Sgarbi un evasore fiscale è "un patriota che che difende la sua azienda, il suo Paese e non dà soldi ad incapaci al Governo che rubano stipendi che non devono avere e che non valgono nulla e che danno soldi buttandoli nel fosso soltanto perché vengano calati dall'alto come assistenza".

"L'evasore - prosegue - è una figura che va studiata rispetto al rapporto che ha con quello che produce. Se produce arrestarlo è una follia". Poi arrivano le stoccate nei confronti di chi è al Governo: "Arrestiamo Di Maio, arrestiamo Conte. Arrestiamo questi che non lavorano e distruggono l'Italia". Chiara anche la destinazione delle somme non dovute: "Se - prosegue - un imprenditore può assumere tre persone che lavorano è meglio che darli a Di Maio perché li dia a tre che non lavorano". Privo di giri di parole è anche il suo concetto sul Ministro degli Esteri: "Di Maio voglio che vada in galera, perché ruba il suo stipendio".