Le fasi in cui si deve discutere di una legge di bilancio rappresentano quelle in cui vanno a cozzare due aspetti: le promesse politiche di alleggerire la pressione fiscale e l'esigenza suprema di far quadrare i conti dello Stato. Trovare un punto di incontro fra le due necessità è spesso frutto di un abile lavoro di taglio e cucito riguardo agli investimenti e ai tagli. Ed è inutile negare che tante volte l'escamotage è un sistema che può celare illusioni per i cittadini. C'è chi, invece, riguardo al concetto di Tasse non si è mai trincerato dietro al così detto "politically correct".
Il riferimento più recente nel tempo è quello del governo tecnico di Mario Monti che non ha mai negato di aver costretto gli italiani a stringere la cinghia, pur sottolineando come i provvedimenti presi furono necessari, nel 2011, a salvare un'Italia con lo spread ai massimi storici e a rischio default. Intervenendo alla presentazione del libro ‘Il discorso del potere' di Emiliano Brancaccio e Giacomo Bracci, l'ex premier è tornato su quei periodi che sono stati definiti come quelli dell'austerity ed ha ammesso che, ad oggi, sarebbe favorevole alla creazione di una tassa patrimoniale. A riportare le sue dichiarazioni è stato Micromega, supplemento facente capo al sito Repubblica.it.
Monti rispetto al suo governo dice di non avere avuto altra scelta
Mario Monti tornando a quegli anni in cui a reggere l'Italia c'era un governo che, in maniera dispregiativa, qualcuno ha definito dei "professoroni" ci tiene a sottolineare alcuni aspetti. Il primo è che molto spesso si è parlato di austerità, utilizzando un termine che lui, da Presidente del Consiglio dei Ministri, non utilizzò mai.
Allo stesso modo non manca di ammettere quale fu la direzione governativa ed economica che si intraprese: "Il mio governo ha fatto una politica restrittiva, ma in quella situazione, con i mercati che stimavano al 40% la possibilità di default, quale altra scelta sarebbe stata possibile?".
Monti suggerisce la patrimoniale
L'ultima parte dell'anno storicamente, per la politica, rappresenta quella fase in cui si discute in maniera animata di tasse.
Mario Monti, nell'ambito del suo discorso, non ha avuto particolari difficoltà nel dare una tirata d'orecchie alla sinistra italiana a cui, al momento, mancherebbe il coraggio di mettere in atto delle misure finalizzate a far quadrare i conti e ad arginare l'aumento delle diseguaglianze tra le classi reddituali del Paese. “Mi chiedo - evidenzia il Professore - come mai la sinistra non abbia il coraggio di agire sul terreno fiscale proponendo una sana patrimoniale, ne sarei favorevole”. Parole che, naturalmente, sono destinate a far discutere.