L’indagine aperta dalla procura di Firenze su Open, la fondazione vicina a Matteo Renzi, ha scatenato una bufera Politica intorno al fondatore di Italia Viva. L’ex Premier, non appena ricevuta la notizia delle perquisizioni nella sede della fondazione e dell’indagine per finanziamento illecito aperta contro i suoi fedelissimi Alberto Bianchi e Marco Carrai, è partito immediatamente al contrattacco. Per prima cosa, ha citato per nome su Twitter i due magistrati titolari dell’inchiesta, il procuratore capo fiorentino Giuseppe Creazzo e il pm Luca Turco, senza però formulare alcuna accusa diretta nei loro confronti.

Poi, ha deciso di rispondere alle critiche mosse da diversi organi di stampa attraverso l’arma della querela. Ne hanno fatto le spese il settimanale L’Espresso e i quotidiani La Verità e il Fatto Quotidiano. In quest’ultimo caso la querela se l’è beccata direttamente il direttore Marco Travaglio.

Ma è proprio dalle colonne del Fatto che Alessandro Di Battista, leader di riserva del M5S, ha affondato il colpo contro il rottamatore, chiedendogli di spiegare se e quanto denaro abbia ricevuto per conferenze e consulenze in Arabia Saudita.

Alessandro Di Battista: ‘La corruzione ormai si fa con le consulenze’

Il nome di Matteo Renzi da un paio di giorni è in cima a tutte le classifiche dei trend di Twitter.

Tutto merito, o colpa, dell’indagine aperta dalla procura di Firenze contro la fondazione Open, considerata la cassa del renzismo. Ad entrare a gamba tesa nella vicenda è anche Alessandro Di Battista. Intervistato dal cronista del Fatto Quotidiano, Luca De Carolis, il Dibba tocca diversi temi dell’attualità politica italiana.

Restando però sul tema Renzi, l’esponente del M5S ricorda innanzitutto di aver recentemente affermato, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, che “la corruzione non è più quella delle bustarelle, ma si fa con le consulenze”. Dunque, a suo modo di vedere, l’unica maniera per farla venire a galla sarebbe una “seria legge sul conflitto di interessi”.

La differenza rispetto al passato, spiega Di Battista, è che i politici ora si sono trasformati direttamente in lobbisti perché la politica, che una volta era più forte, ora prende in un certo senso ordini dagli stessi lobbisti.

L’attacco a Matteo Renzi: ‘Uno che esiste solo nelle pagine dei giornali’

Alessandro Di Battista nega che il M5S abbia voluto abolire anche il finanziamento privato, mentre nel caso di Matteo Renzi pare, leggendo le carte dell’inchiesta, che le norme che lo regolano siano “state aggirate”. Il sospetto sul leader di Italia Viva è grave: secondo i magistrati “certi imprenditori o multinazionali avrebbero restituito il favore per alcune leggi ai governi Renzi e Gentiloni finanziando la fondazione legata ai renziani”.

Di Battista considera un “fatto” le “ricche consulenze commissionate all’avvocato Bianchi dal gruppo Toto”.

Insomma, secondo Dibba, Renzi esisterebbe solo “nelle pagine dei giornali”, ma non nel Paese reale. Infine, lo accusa di essersi rivenduto una “identità politica” in Arabia Saudita partecipando ad un convegno con alcuni produttori di armi e si chiede polemicamente “se il senatore Renzi ha ricevuto soldi per conferenze o consulenze”, considerato che “se ci fosse la legge sul conflitto d’interessi non sarebbe legale”.