Lunedì 4 novembre, presso la nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, lo Svimez-l'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, ha presentato il rapporto 2019 sull'economia e la società del Mezzogiorno. I temi dell'annosa questione meridionale affrontati nella relazione riguardano l'emigrazione giovanile, la grave crisi demografica, il problema del lavoro femminile, infrastrutturale e il reddito di cittadinanza. Naturalmente, l'Istituto non ha evidenziato solo le problematiche, ma ha avanzato anche proposte di carattere economico-sociale.

Il direttore, Luca Bianchi, durante la presentazione ha evidenziato che nell'ultimo ventennio, la classe Politica nazionale ha disinvestito nel Mezzogiorno, svilendo e accentuando ulteriormente le differenze con il Centro-Nord, con conseguenze negative per tutto il paese. Inoltre, la stagnazione che stiamo vivendo è ulteriormente aggravata da una "trappola demografica" dell'intero paese, in particolare del Mezzogiorno. Secondo l'istituto, occorre ritornare a una visione unitaria della stagnazione italiana, smarcandoci dalla lettura che l'aumento delle disuguaglianze dipenda dal confine Nord -Sud.

I nodi che attanagliano il Mezzogiorno: dalla crisi demografica all'impatto del reddito di cittadinanza

Uno dei tanti problemi che interessano in particolare il Mezzogiorno è la profonda crisi demografica.L'istituto stima che nei prossimi 50 anni il Sud perderà 5 milioni di residenti, di cui la gran parte è generatrice di reddito.

Al ridimensionamento demografico si aggiunge l'invecchiamento della popolazione e lo spopolamento dei piccoli centri o borghi antichi, purtroppo non compensato nemmeno dagli immigrati.

L'altra questione è l'immigrazione giovanile e della popolazione attiva.Secondo le proiezioni dell'Istat, nel 2065 la popolazione italiana sarà di 54 milioni , con una perdita di 6 milioni di abitanti.

Il Mezzogiorno che in questi anni ha già perso 2 milioni di abitanti di cui la metà sono giovani, continuerà a perderne una parte consistente.Sono soprattutto i laureati a lasciare il Sud del paese in cerca in opportunità migliori non solo al Nord, ma anche all'estero dove ci sono condizioni migliori per far carriera e costruirsi una famiglia.

L'immigrazione è una conseguenza del gap occupazionale. Infatti, nel primo semestre di quest'anno, l'aumento dell'occupazione ha riguardato solo il Centro-Nord , questo significa che il Sud nel 2019 è entrato in recessione con un Pil stimato dello 0,2% rispetto allo 0,3% del Centro-Nord.

Per quanto riguarda il tasso di attività e occupazione femminile, l'Italia rispetto agli altri paesi Europei è al di sotto della media.

Le regioni del Mezzogiorno si collocano alle ultime posizioni. Anche in questo caso la classe politica ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza nel fare politiche di welfare.

Il divario si identifica anche nei servizi pubblici, in particolare nella sanità, determinando una emigrazione ospedaliera verso il Nord. In termini di sicurezza degli istituti scolastici risulta che l'edilizia scolastica è mediamente più controllata e sicura al nord che al sud dove 3 scuole su 4 sono a rischio sismico.

Per quanto concerne l'impatto del reddito di cittadinanza, lo Svimez lo ha considerato utile, ma la povertà non può essere combattuta solo attraverso un contributo monetario, ma necessità di politiche di welfare e di sviluppo in modo da estendere in egual misura i diritti di cittadinanza.

L'impatto che la misura assistenziale sta avendo sul mercato del lavoro è nullo perchè tende ad allontanare le persone dal mercato del lavoro. Questa tendenza non è cambiata nemmeno quando sono subentrati i navigator.

Le proposte dello SVIMEZ

L'istituto consiglia dei cambiamenti radicali nella politica industriale, proponendo di concentrare gli investimenti nei settori innovativi e non sui soliti "carrozzoni" che non sono più competitivi sul mercato. Per quanto concerne le politica infrastutturale, il Governo si presenta molto incerto, perchè non è chiaro se vuole continuare con le passate politiche oppure voglia aprirsi ad un dibattito più ampio per un disegno strategico dedicato al Sud . Tra le proposte c'è la bioeconomia che, secondo, l'istituto, nel Mezzogiorno dovrebbe valere tra i 50-60 miliardi di euro.