Tra una settimana i cittadini dell’Emilia Romagna andranno al voto per eleggere il presidente della Regione: urne aperte domenica 26 gennaio e - nonostante i candidati a presidente siano ben sette - la vera sfida sarà tra il governatore uscente del centrosinistra Stefano Bonaccini e la candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni.

Si profila un testa a testa all'ultimo voto

La sfida fra Bonaccini e Borgonzoni si profila come un vero testa a testa all'ultimo voto. Prima dell'entrata in vigore del divieto di pubblicare sondaggi, la situazione si profilava enormemente incerta.

Pur rimanendo naturalmente una elezione regionale, da qualunque parte la si guardi esse potrebbe avere anche una valenza nazionale. Il leader della Lega Matteo Salvini sta battendo quasi ogni località nella speranza di potere espugnare una delle regioni storicamente "rosse". Nemmeno in maniera nascosta, la sua speranza è che una vittoria della Borgonzoni possa mettere in enormi difficoltà il governo Conte fino quasi a comprometterne la navigazione. Partito Democratico e Movimento 5 stelle insistono nel rimarcare che si tratta di un'importantissima elezione, ma resta un voto regionale che non inciderà in nessun modo su quanto avverrà a Roma. Peraltro va ricordato che il M5S corre da solo, sostenendo come candidato presidente Simone Benini.

Il candidato Dem Bonaccini sta portando avanti una campagna all'insegna della sobrietà, cercando di rendicontare quanto è stato fatto nel suo mandato e l'importanza di proseguire questo percorso. Naturalmente molto diverso l'approccio dato dalla campagna elettorale da Salvini per lanciare la Borgonzoni, puntando ad accendere le piazze e invocando l'interruzione delle amministrazioni di centrosinistra.

Che l'Emilia Romagna sia una terra contendibile sicuramente è già una notizia dopo decenni di elezioni dall'esito predefinito.

Il test elettorale sarà un banco di prova anche nelle varie provincie dell'Emilia e della Romagna

Sempre in base alle sensazioni e ai dati precedenti alla chiusura sondaggi, è plausibile immaginare un centrodestra forte a Piacenza, a Parma e in Romagna.

Partito Democratico e Bonaccini dovrebbero essere avanti a Bologna, Modena e forse Reggio Emilia con la forte incognita delle aree più periferiche e di montagna che potrebbero essere affascinate dalle sirene salviniane. Difficile ipotizzare anche la situazione di Ravenna, estremamente equilibrata.

Mentre è sicuramente molto emblematico il caso di Ferrara. L'anno scorso la coalizione di centrodestra ha interrotto 74 anni consecutivi di amministrazioni di sinistra e centrosinistra. Il test elettorale di domenica prossima è significativo per vedere se in città ci sarà la tenuta del Carroccio o se ci sarà la ripresa del Partito Democratico e alleati. È difficile non leggere questi risultati anche nell'ottica di un primissimo giudizio sull'operato del sindaco Alan Fabbri.

Infine, sul piano generale, sarà da valutare anche l'impatto che avrà il movimento delle Sardine.