Flavio Briatore è stato uno degli ospiti della puntata di Non è l’Arena, andata in onda su La7 domenica 29 marzo. Il conduttore del talk show della tv di Cairo, Massimo Giletti, ha chiesto il suo parere in merito alla gravissima crisi economica in atto e al modo più rapido ed efficace per uscirne. La tesi di Briatore è che il Governo guidato da Giuseppe Conte abbia commesso diversi errori, al limite della denuncia, tra i quali quello di non fornire immediata liquidità alle imprese per farle ripartire al più presto. L’imprenditore piemontese si è mostrato in gran forma, collegato in video dalla sua abitazione, ma ad un certo punto ha perso la pazienza di fronte alle accuse del vignettista Vauro che, senza fare il suo nome, si è scagliato contro gli evasori fiscali, colpevoli a suo dire delle carenze del sistema sanitario italiano.
“Mi hanno assolto, testa di c...”, è stata la veemente reazione di Briatore.
Flavio Briatore a Non è l'Arena: ‘Chi lavorava in nero non ha più soldi’
“Avevo 18 ristoranti, non ho mai licenziato nessuno, ho tutta la gente in cassa integrazione - dichiara Flavio Briatore a Non è l’Arena - quando devo ricominciare per far ripartire la macchina ho bisogno di cassa e di tempo, almeno 50 o 60 giorni. L’unica cosa da fare è dare i soldi adesso alle aziende, fare debito e inflazione”. Giletti gli domanda come farebbe concretamente a fare arrivare liquidità alle aziende. “Adesso ho visto che Conte alla gente ha dato 3-400 milioni - risponde deciso - ma bisogna darglieli con il telefonino (mostra il suo smartphone con l’elegante sigla F.B.
stampata sul retro ndr), non mandarli prima al Sindaco. Chi lavorava in nero sono sempre esseri umani, non hanno più soldi perché non fanno più niente da mesi. È uno scandalo, 400 milioni per 8mila Comuni sono niente. Ma quanto tempo sfamiamo la gente con questi soldi qui? - si chiede polemicamente - noi obblighiamo la gente a stare a casa, va bene, è giusto.
Ma le persone devono almeno avere la possibilità di fare la spesa e di mangiare. 25 miliardi non bastano, non servono a niente. Dobbiamo fare una manovra come la Germania e lo Stato deve dare i soldi alle aziende, non alle banche”.
La replica di Vauro: ‘Sistema sanitario carente, colpa di chi non paga le tasse’
“Io ho sentito citare questa parola piuttosto pesante ‘reato’ - interviene allora Vauro facendo riferimento alle accuse pronunciate poco prima da Briatore nei confronti dei membri del Governo - e allora pensavo alle condizioni del nostro sistema sanitario, nel bene e nel male.
Nel bene lo stiamo vedendo. Per il resto ci sono molti problemi, ma uno dei problemi che sicuramente lo affligge è la carenza di finanziamenti. E da cosa viene questo problema? Viene anche da chi non paga le tasse, viene da chi compie il reato, quello sì signor Briatore, di evasione fiscale. Io questo ci tengo a sottolinearlo, perché adesso sventoliamo i tricolori, siamo tutti italiani, siamo tutti nella stessa barca, l’operaio e l’imprenditore, il disoccupato e la casalinga. Però ci sono delle responsabilità che sono pregresse e anche attuali, perché la piaga dell’evasione c’è anche adesso”.
Lo scontro tra Briatore e Vauro: l’imprenditore manda a quel paese il vignettista
Ma Vauro non si placa.
“Allora mi stride qualcosa, e non sono un fan di Conte, quando sento accusare il Presidente del Consiglio di reati - attacca ancora - perché a mio parere, ma anche di quello del codice penale, l’evasione fiscale è un reato ben più grave”. Una chiara frecciatina ai trascorsi giudiziari del suo interlocutore. “Io sono stato assolto in Cassazione”, replica stizzito Flavio Briatore, subito però interrotto da Vauro che lo incalza: “E prescrizione, diciamola tutta. E poi non ho parlato di lei signor Briatore. Non è che ha la coda di paglia?”. Atteggiamento che manda su tutte le furie l’imprenditore. “Io ero stato condannato ad un anno e otto mesi, sono stato assolto. La Cassazione ha detto al Tribunale di Genova di rifare il mio processo”, prova a spiegare Briatore.
“Questa si chiama excusatio non petita a casa mia, io ho citato l’evasione fiscale”, lo interrompe ancora Vauro innescando a quel punto una violenta reazione verbale: “Io la coda di paglia non ce l’ho, testa di c...”.