Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, evidenzia perplessità su alcuni provvedimenti adottati da Giuseppe Conte di fronte all'emergenza Coronavirus. Cassese solleva più di qualche dubbio sulla legittimità dei decreti emanati dal Presidente del Consiglio, in particolare il primo. Il giurista evidenzia anche "troppe norme contraddittorie" e, in qualche caso, anche invasioni di campo.
Sabino Cassese sottolinea che il coronavirus non è una guerra
Nell'intervista di Sabino Cassese a Il Dubbio emerge la necessità di specificare la natura della situazione emergenziale in cui si trova.
A suo avviso non ci sono i presupposti affinché si possa equiparare la pandemia ad una guerra. Questo, secondo il giudice, rende inapplicabile l'articolo 78 della Costituzione che, in occasione di eventi bellici, permette alle Camere di lasciare a Governo e Premier poteri straordinari. Fasi come questa, caratterizzata dalla diffusione del contagio da coronavirus e talida richiedere una profilassi internazionale, richiamano la fattispecie prevista dall'Articolo 117 della Costituzione secondo cui la competenza in materia spetta allo Stato. Con il ricorso a leggi possono quindi essere delegati al governo poteri speciali.
Sabino Cassese non manca di muovere qualche critica nei confronti del premier Giuseppe Conte.
"Il primo decreto - evidenzia il giudice emerito - era fuori legge". E' lo stesso giurista a sottolineare come si sia successivamente arrivati ad abrogarlo completamente, a suo avviso per riparare all'errore fatto in precedenza.
Per Cassese alcuni decreti potevano essere di Mattarella
Nell'intervista infatti si scorge anche una punta di ironia con la quale il giudice emerito della Corte Costituzionale racconta come qualcuno avrebbe potuto dubitare che i decreti fossero stati siglati da personalità che hanno un curriculum come quello del Presidente del Consiglio.
Secondo il giurista, Conte avrebbe dovuto avere ben presente il fatto che quel primo decreto fosse illegittimo poiché "senza termini, tipizzazioni dei poteri e con una elencazione semplificativa che consentiva l'adozione di atti innominati".
Il fatto di essere un professore di Diritto, secondo Cassese, avrebbe consentito a Conte di avere conoscenze idonee a bocciare i documenti che gli venivano sottoposti alla firma.
Secondo Sabino Cassese le criticità da segnalare non sarebbero finite. "Continua - incalza il giudice emerito - la serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme". Secondo Cassese sarebbe stato più opportuno servirsi di decreti del Presidente della Repubblica, invece di abusare di quelli del Presidente del Consiglio. A ciò Cassese ha aggiunto la considerazione secondo la quale, in virtù della legge del 1978 sul Servizio Sanitario Nazionale, più della metà degli atti sarebbero potuti essere emanati dal Ministro della Salute. Questo, secondo Cassese, ha determinato due aspetti: la centralizzazione di un potere che doveva essere di un altro Ministro nelle mani del Presidente del Consiglio e la sottrazione di poteri al capo dello Stato.