Occorrerà ancora pazienza ed anche consapevolezza. E' questo quanto emerge dall'intervista rilasciata da Alessandro Vespignani al Corriere della Sera in merito a ciò che gli italiani dovranno attendersi sul fronte Coronavirus. Lo scienziato romano lavora alla Northeastern University di Boston ed è uno dei massimi esperti di epidemiologia computazione a livello mondiale. A suo avviso si è vicini ad un punto di interversione dell'andamento dell'epidemia da coronavirus, ma bisogna essere al corrente del fatto che una volta raggiunto bisognerà prendere contezza della concreta eventualità che, a lungo, bisognerà convivere con una fase emergenziale.
Coronavirus, Vespignani: 'Non rilassarsi adesso'
Alessandro Vespignani ha sottolineato come è sbagliato, per l'Italia, valutare i risultati giorno per giorno. L'andamento dei dati va valutato quantomeno in un arco di tempo settimanale, mettendo in risalto il fatto che i dati di certe Regioni rispetto ad altre potrebbero essere condizionati dalla discrepanza di tamponi effettuati tra l'una e l'altra realtà. Questo, però, gli permette comunque di arrivare ad una considerazione . Secondo Vespignani, l'andamento della curva relativa all'epidemia è ormai vicina alla discesa, ma l'evidenza statistica più rilevante sarebbe al momento il fatto che gli ospedali stanno iniziando a vedere liberare posti al loro interno.
Coronavirus come l'11 settembre
Vespignani non manca di mettere in evidenza come i dati continueranno a migliorare solo se il comportamento degli italiani continuerà ad essere quello giusto e si scongiureranno immagini come alcune arrivategli di città con molta gente in Cina. La consapavolezza necessaria riguarda la concreta possibilità che ci sarà da lottare a lungo prima di ritrovare la normale quotidianità.
E' noto, inoltre, come molte delle valutazioni del futuro possano essere fatte sulla base di quelli che sono gli esempi provenienti dalla Cina, primo paese a doversi confrontare con il Covid-19. Lì, ad esempio, il lockdown è durato tre mesi, come lo stesso Vespignani si trova a mettere in evidenza. Un parametro che agevola anche l'esercizio di delineare gli scenari futuri anche per l'Italia.
"Dobbiamo - ha proseguito - cominciare a dire agli italiani una verità scomoda. Mi rendo conto che è difficile farlo con un Paese praticamente in ginocchio, ma non possiamo illuderci di tornare alla completa normalità a giugno o luglio".
Secondo Vespignani, questo è il momento in cui l'Italia dovrà trovare il modo di strutturarsi in maniera tale di strutture di controllo finalizzate a rivelare quanti più contagiati possibili, isolarli il più possibile e arrivare ad essere in grado di fare tamponi porta a porta.
Lo scienziato ammette come quanto sta accadendo sarà molto simile all'11 settembre in fatto di conseguenze e sottolinea come anche viaggiare da un Paese all'altro sarà subordinato alla presentazione di garanzie sanitarie o a periodi di quarantena una volta raggiunta la destinazione.