Ieri con l’elezione del moderato Keir Starmer è iniziata una nuova fase nel Partito Laburista britannico, e si è chiusa la fase del socialismo radicale di Jeremy Corbyn. Starmer al primo turno con il 56,2% delle preferenze ha sconfitto la candidata sostenuta dall’ala più radicale del partito, Rebecca Long-Bailey, e la outsider Lisa Nandy.
Seir Keir prende le redini del Labour con un partito ancora nella fase di riorganizzazione dopo la sconfitta subita nelle elezioni di dicembre 2019. La tornata elettorale, infatti, aveva visto vincente il partito conservatore guidato da Boris Johnson.
Europeista e difensore dei diritti umani
Keir Starmer nacque 57 anni fa a Southwark – un quartiere londinese -, è ex avvocato ed ex capo della Procura della Corona. Si distingue come difensore, in alcune cause, per i diritti umani. Il magazine settimanale di area sinistra New Statesman parla della sua figura come di un “radicale assennato”; tra l’altro, lo stesso Starmer si definisce un socialista. È più filo europeista del 71enne Jeremy Corbyn: poiché ha fatto, in prima persona, campagna elettorale contro la Brexit, di cui ne è diventato pertanto “ministro ombra” competente in materia per il partito laburista.
“È l’onore e il privilegio della mia vita”, queste sono state le prime parole con cui Starmer ha espresso le sue considerazioni, dopo l’elezione a leader del partito, pubblicando anche un video sul suo profilo Twitter.
Il neo leader dei laburisti britannici ha focalizzato, inoltre, il suo primo intervento pubblico post elezione, sul drammatico momento dell’emergenza Coronavirus: “Nel dramma ci ricorda l’affetto che c’è tra di noi, il senso di comunità, l’aiutarsi reciproco”. Keir ha concluso il suo discorso con una nota positiva ancora rivolta a tutti i cittadini britannici: “Ho tanta speranza nel futuro”.
It’s the honour and privilege of my life to be elected as Leader of the Labour Party.
I will lead this great party into a new era, with confidence and hope, so that when the time comes, we can serve our country again – in government. pic.twitter.com/F4X088FTYY
— Keir Starmer (@Keir_Starmer) April 4, 2020
Termina l'era Corbyn
Con l’elezione di Keir Starmer si ufficializza il passaggio di consegne della leadership del partito laburista, si chiude così la fase do transizione dopo le ultime elezioni nazionali del mese di dicembre.
L’impostazione radicale di Corbyn ha consentito, in questi anni, la rivitalizzazione del partito laburista britannico, riuscendo a trovare anche dei punti di unione con un altro socialista radicale, il senatore statunitense Bernie Sanders.
Jeremy Corbyn, inoltre, puntando su una nuova strategia di comunicazione (e anche di utilizzo dei social media) ha raggiunto lo scopo di allargare la base dei consensi e di partecipazione diretta nella vita Politica del paese soprattutto dei giovani.
Le sfide di Keir Starmer
I genitori del nuovo leader del Labour scelsero il nome di Keir per dare al loro figlio lo stesso nome del politico scozzese, Keir Hardie, tra i fondatori del partito laburista britannico e primo parlamentare del Labour nel Regno Unito.
Keir Starmer, che ha una posizione più progressista e moderata rispetto a Corbyn, avrà l’arduo compito di ricucire i non pochi strappi presenti all’interno del partito laburista. Probabilmente, vista la situazione, Keir valuterà attentamente la possibilità di formare un “governo ombra” rappresentativo delle principali (comprese quelle più radicali) posizioni caratterizzanti l’attuale assetto del Labour.
Inoltre, una delle sfide fondamentali per il nuovo leader del laburisti, sarà quella di avere la capacità e la forza di elaborare proposte politiche fortemente alternative a quelle del premier Boris Johnson.