La data cerchiata in rosso sul calendario è quella del 4 maggio. L'Italia proverà a mettersi alle spalle il lockdown e a combattere la battaglia contro il Coronavirus tentando di conviverci ritrovando un minimo di quotidianità. Occorrerà aspettare qualche altro giorno per riavere fruibili al pubblico anche bar e ristoranti. Tuttavia, nulla per il momento sarà come prima. Fabio Acampora, , vicepresidente dell’associazione dei pubblici esercizi di Milano (Epam),ha spiegato a Il Messaggero quanto e come cambierà l'organizzazione delle attività di ristorazione.

Ha parlato anche da imprenditore, evidenziando quello che accadrà nel capoluogo lombardo che, però, rappresenterà uno scenario verosimilmente estendibile a tutta Italia.

Coperti saranno dimezzati per il distanziamento

Non manca moltissimo alla riapertura dei ristoranti. Tuttavia, la ripresa delle attività caratterizzata da linee guida finalizzate a limitare i rischi del contagio. "Il principio - ha detto Acampora - è il distanziamento fra un tavolo e l’altro di circa due metri per garantire anche il passaggio dei camerieri".

La necessità di mantenere lontani i tavoli inciderà sul fatturato, alla luce del fatto che dovranno essere limitate le sedute all'interno di una sala. "I coperti saranno - ha evidenziato l'imprenditore - dimezzati, ma non stravolgeremo l’arredo per non perdere l’identità.

C’è poi l’ipotesi di barriere in plexiglass, stile separé".

La necessità di eventuali divisori trasparenti potrebbe essere legata all'ampiezza della superficie di ciascun locale. Tuttavia, ci saranno anche altre precauzioni. Ad ogni ospite sarà misurata la temperatura corporea e saranno prese le generalità: nome, cognome e numero di telefono per poterli rintracciare in caso di contagio riconducibile alla frequentazione del'attività di ristorazione.

Coronavirus varrà 70% del calo del fatturato alla riapertura

Non sono state ancora sciolte le riserve relativamente alle date che potrebbero rappresentare il ritorno in attività delle attività di ristorazione. Un settore che viene frequentato come piacevole consuetudine dagli italiani, ma che garantisce un importante indotto economico.

Secondo le prime indiscrezioni le possibili scadenze valide potrebbero essere l'11 o il 18 maggio. Quello che è certo è che si dovrà convivere con l'idea che molto cambierà in relazione alle circostanze emergenziali in atto a livello mondiale. Tra le idee al vaglio c'è quella di chiedere alle persone di firmare una liberatoria qualora ci fosse la possibilità che, allo stesso tavolo, possano sedersi persone non conviventi. L'idea sembra essere quella di limitare comunque le tavolate a quattro. Vietato creare attese ed assembranti finalizzati ad attenere la liberazione dei posti a sedere. A favorire l'ordine ci sarà probabilmente l'introduzione di due fasce orarie per la cena. Per i bar, invece, al momento non ci sarà possibilità di servire al bancone o di dare vita a buffet tipici degli happy hour.

La parola d'ordine resta distanziamento, anche a discapito della possibilità di socializzare.

A ciò naturalmente si aggiungeranno tutte le precauzioni rappresentate dai dispositivi di protezione personale fatti indossare al personale, a cui aggiungeranno la costante sanificazione e igienizzazione degli ambienti. Tra gli operatori c'è la consapevolezza che si potrebbe dover fare i conti con una perdita del fatturato pari al 70%. Si attendono comunque le disposizioni governative che specificheranno quali dovranno essere tutte le procedure che le attività di ristorazione dovranno mettere in atto.