Il direttore Pietro Senaldi firma l'articolo d'apertura di Libero. "Obiettivo: eliminare Salvini" è il titolo che campeggia sulla prima pagina del quotidiano, in cui il giornalista torna sulle intercettazioni di alcuni magistrati sul leader della Lega.

I messaggi intercorsi tra due esponenti della magistratura e pubblicati da La Verità rivelano quello che sarebbe stato un pensiero del togato Luca Palamara che avrebbe scritto che, pur se avesse ragione, Salvini andava attaccato comunque. Il riferimento era all'azione del leghista da ministro dell'Interno che praticava la strategia dei porti chiusi.

Sulla questione il numero uno del Carroccio ha chiamato in causa Sergio Mattarella. Al momento dal Quirinale non è pervenuta nessuna risposta ufficiale. Una posizione che, secondo Pietro Senaldi, sarebbe determinata dalla necessità di non schierarsi per non interferire con le indagini.

Salvini a Catania il 4 luglio

Salvini è indagato per 'sequestro di persona'. Per giorni, infatti, ong o navi italiane che trasportavano migranti erano costrette a restare in mare senza poter sbarcare per via del divieto imposto dal Viminale, allora da lui retto. Il 4 luglio, intanto, sarà atteso dalla Procura di Catania per rispondere del caso Gregoretti. A Senaldi sembra quasi stonare che l'emergenza sanitaria abbia paralizzato il sistema giudiziario italiano, ma non i procedimenti riguardanti il leghista.

"Hanno accelerato sul processo dell'ex ministro dell'Interno, accusato di sequestro di persona per aver salvato, ma tenuto fermi in porto a bordo della nave Gregoretti 130 migranti" scrive il direttore di Libero.

Salvini spiega la mancata risposta di Mattarella

Tornando, però, alle intercettazioni dei magistrati Paolo Auriemma e Luca Palamara, Senaldi emette un giudizio piuttosto duro.

Occorre precisare che si tratta di due figure che non hanno attinenza con le procure che si interessano dei fatti relativi ai migranti Salvini. Il primo è il procuratore capo di Viterbo, l'altro è l'ex presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati. "La giustizia ha perso ogni vergogna - evidenzia Senaldi - ma sarebbe stupefacente se si concludesse con una condanna di Salvini".

Il riferimento va anche al fatto che nelle intercettazioni si sottolinei che da ministro il leghista non avrebbe violato la legge. Non a caso Senaldi definisce la divulgazione delle intercettazioni come un assist per l'ex reggente dell'Interno. Salvini, però, ha reclamato l'intervento del capo dello Stato in virtù di quelli che sono stati i toni utilizzati nei suoi confronti. Il direttore di Libero, in relazione alla mancata risposta di Sergio Mattarella, offre una propria chiave di lettura. "Il Quirinale - ha evidenziato - non ha risposto ufficialmente, perché l'inevitabile condanna presidenziale del comportamento dei giudizi sarebbe stato l'anticipo di un verdetto di assoluzione e avrebbe interferito con le indagini".