Barriere di ferro, controlli rigorosi, sudore, braccia scoperte e nessun distanzamento sociale. Ma soprattutto pochissime mascherine. Così il popolo di Donald Trump si è presentato a Tulsa, in Oklahoma, disposto a farsi misurare la febbre prima di entrare nel grande palazzetto dello sport dove nella notte ha parlato il tycoon. Erano attese oltre 100.000 persone, ne sono arrivate meno di 20.000.

Trump torna sulla scena elettorale: discorso a Tulsa

Per assistere al ritorno del presidente sulla scena elettorale, anche se in contravvenzione a tutte le raccomandazioni sanitarie vigenti, sono arrivati da tutti gli Stati Uniti.

Lui si aspettava circa centomila persone ad assistere al comizio, l'auditorio come accennato era invece composto da meno di 20.000 persone. Il presidente Trump, per non deludere i suoi fan, pronti a difenderlo anche con la forza, ha finito col parlare per ben due volte: prima agli esclusi, che lo hanno potuto vedere solo sui maxischermo all'esterno, poi a quelli all'interno della grande area chiusa.

I primi ad arrivare a Tulsa hanno iniziato ad accamparsi mercoledì pomeriggio. Nella giornata di sabato lo spazio che circondava il centro sportivo a pochi isolati dal Black Wall Street, il luogo dove 300 neri sono stati massacrati nel 1921, appariva come un lungo cordone con i militanti trumpiani in fila per entrare.

Da un altro lato della città, invece, hanno sfilato i contestatori, ammoniti però da Trump con un tweet minaccioso: "State attenti perché qui non riceverete lo stesso trattamento di New York, Seattle o Minneapolis".

Trump e il distanziamento di 12 punti in campagna elettorale

Distanziato di 12 punti anche nei sondaggi di Fox News rispetto a Joe Biden, il suo avversario, penalizzato dalle decisioni della Corte Suprema che hanno tenuto in vita la disposizione di Obama sul diritto di oltre 700.000 migranti a rimanere nel paese.

Bloccato, inoltre, da un altro giudice il suo tentativo di fermare il libro di John Bolton in uscita martedì e bersagliato dalle proteste di Black Lives Matter, Donald Trump è reduce da una bruttissima settimana e ha puntato tutto su Tulsa per cercare il rimbalzo indispensabile per rilanciare la sfida elettorale.

Per quanto riguarda il suo discorso, il presidente ha definito i presenti "dei guerrieri": l'uomo ha rivendicato gli ottimi, a suo dire, risultati nella lotta alla pandemia - "Ho salvato centinaia di vite umane" - e ironizzato sul Covid-19 dicendo che ha più nomi di "qualsiasi altra malattia della storia" e sottolineando che "molti lo chiamano virus, molti la chiamano influenza, ha 19 nomi diversi.

Io lo chiamo Kung-flu". Nel corso del proprio eloquio, Trump ha anche affermato che autorizzerà meno controlli perché "aumentano i contagi" - frase su cui la Casa Bianca è intervenuta parlando di una battuta. Ha quindi offeso il proprio avversario, Joe Biden, definito "un pupazzo della sinistra radicale che riempirà la Corte Suprema di estremisti" qualora venisse eletto.

Discorso di Trump a Tulsa, si temono contagi dopo il comizio

Le autorità sanitarie dell'Oklahoma temono che il rally nello stadio al chiuso possa trasformarsi in un incubatore formidabile per il nuovo Coronavirus, che proprio a Tulsa sta vivendo una nuova impennata.

Il verdetto arriverà solo tra due settimane, intanto in serata ha creato molto allarme la notizia che sei membri dello staff del presidente che esegue i controlli sanitari sono stati trovati positivi al coronavirus.

Sempre in serata è arrivata anche la notizia del licenziamento del procuratore di Manhattan Geoffrey Berman. Trump però nega ogni coinvolgimento: "Io non c'entro".