Nicola Porro sarà impegnato con Quarta Repubblica fino al 27 luglio. Una stagione, quella della trasmissione, caratterizzata da una pausa determinata dall'infezione da Coronavirus avuta dal giornalista. La firma de Il Giornale è tornato a parlare di Covid-19 a Libero sottolineando quello che è il suo punto di vista da chi ha conosciuto il problema in prima persona. Lo ha fatto non lesinando critiche piuttosto dure nei confronti dei giornali che, a suo dire, avrebbero quasi speculato sul fenomeno per un proprio tornaconto.

Nicola Porro ricorda la sua positività al coronavirus

Sono passati ormai diversi mesi da quando Nicola Porro ha avuto notizia della sua positività. Una circostanza emersa in una fase in cui c'era molta paura per i numeri di un contagio che non accennava a placarsi. Adesso che la situazione resta sotto controllo, ma meno drammatica, si può ricordare quel periodo. Quelli del giornalista sono ricordi in cui sottolinea di non avere mai avuto paura. Una sensazione dovuta al fatto che, ad accompagnarlo, c'erano professionisti come Di Perri e Antinori che gli hanno descritto il suo quadro clinico, senza farlo allarmare. "Per un uomo della mia età, senza patologie pregresse, le possibilità - sottolinea - che finisse maluccio erano ridottissime".

Decisivi in tal senso sarebbero stati i confronti con i professionisti che hanno provveduto a tranquillizzarlo, al contrario di quanto non fosse stato fatto con l'opinione pubblica. Porro, inoltre, etichetta come "cretini" coloro i quali gli danno del negazionista, sottolineando come, a suo avviso, il suo sia semplice "realismo".

Porro critica l'informazione sul coronavirus

Ed è una bocciatura abbastanza chiara quella che Nicola Porro riserva ai giornali. Alla carta stampata il giornalista ha dato quasi le sembianze di un "cartello" che lui ha etichettato come "giornale unico del virus". Sarebbe, a suo avviso, emersa una descrizione delle circostanza scollegata dalla realtà ed imputabile a diversi fattori.

Il primo sarebbe di mero interesse mediatico. "Il sangue e il terrore - specifica Porro - fanno vendere!. L'altro sarebbe imputabile al fatto che gli editori sarebbero in molti casi in età avanzata e in ragione del loro rischio fisico hanno messo in secondo piano quelle che sarebbero potute essere le conseguenze economiche per l'Italia. Un'informazione omologata attorno alla paura, secondo Porro, lascia in eredità una considerazione da fare. "Attraverso la paura - ha evidenziato - e il messaggio martellante a suon di terrore su seconda ondata e nuovo virus in arrivo, è stato realizzato un esperimento sociale finalizzato al controllo".