Il referendum 2020 si avvicina e i cittadini si trovano a dover rispondere ad una delle domande più spinose della Politica italiana: taglio dei parlamentari "sì" o taglio dei parlamentari "no". Secondo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, si tratta dell'occasione giusta per dire "sì" senza mettere a rischio la rappresentanza dei cittadini, già garantita dalle autonomie locali.

Referendum taglio parlamentari: il discorso di Di Maio a Pozzuoli

Il 20 e 21 settembre, in occasione del referendum costituzionale, si voterà per il taglio dei parlamentari, al quale il ministro Luigi Di Maio si è da subito dichiarato favorevole.

Durante il suo discorso a Pozzuoli, tappa del tour di due giorni in Campania, ha spiegato come le cose siano oggi cambiate rispetto al passato. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha spiegato Di Maio, i nostri padri costituenti hanno deciso di dotare i cittadini di un elevato numero di parlamentari, affinché fossero adeguatamente rappresentati in assenza di solide istituzioni a livello territoriale.

Nel corso del tempo, però, sono nate le regioni, le province e i comuni, fino ad avere oggi un numero di parlamentari così alto da rendere difficile la formulazione di leggi comprensibili, ha proseguito il ministro degli Esteri. Pertanto, sempre secondo Di Maio, al referendum "Non dobbiamo temere il sì", in quanto la rappresentanza dei cittadini non è messa in discussione, ma rimane garantita grazie alle autonomie locali.

Per ministro 5 stelle il passo successivo sarà, poi, quello di intervenire sulla legge elettorale e sui regolamenti parlamentari.

La posizione di Berlusconi, Salvini e Meloni sul referendum

"Fatto così, come lo vogliono i grillini, il taglio dei parlamentari rischia di essere solo un atto demagogico che limita la rappresentanza, riduce la libertà e la nostra democrazia" dichiara Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, a un'intervista a La Nazione.

L'ex premier, tuttavia, non si schiera completamente a favore del "no", ma assume un punto di vista critico, frutto di una riflessione su un tema da lui stesso affrontato con la riforma costituzionale del 2006, in seguito cancellata dalla sinistra con un referendum.

Se all'interno di Forza Italia regnano, quindi, pareri contrastanti (Berlusconi critico, Gelmini a favore del "sì" e Bernini per il "no"), decisamente più propensi al sì sono, invece, la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, sebbene con sfumature diverse.

Salvini, infatti, lascia maggiore spazio alla libertà di coscienza all'interno del partito, mentre Fdi appare più coeso nel sostenere la necessità del taglio del numero di parlamentari.

Cosa succede se al referendum vince il sì

In concomitanza con le elezioni amministrative, domenica 20 settembre, dalle 7 alle 23, e lunedì 21 settembre, dalle 7 alle 15, si vota per il taglio dei parlamentari. Il referendum, inizialmente previsto per il mese di marzo 2020, poi slittato a causa dell'emergenza coronavirus, è un referendum confermativo con cui gli italiani sono chiamati a decidere se confermare o meno il testo di Legge approvato dal Parlamento a maggioranza assoluta l'8 ottobre 2019, sulla riduzione del numero dei parlamentari.

Nel concreto, qualora il numero dei "sì" dovesse superare quello dei no, verrà confermato il taglio dei parlamentari: si passerà, quindi, da 945 a 600, di cui 400 alla Camera e 200 al Senato. In questo modo, il numero dei seggi verrebbe ridotto del 36,5%, con un risparmio di circa 100 milioni di Euro lordi l'anno e la nuova composizione del Parlamento entrerebbe in vigore dalla data di scioglimento o cessazione delle Camere.

Al contrario, se dovessero vincere i "no", si tornerà ad avere 945 parlamentari, di cui 630 deputati e 315 senatori.