L'idea che l'autore dell'attentato di Nizza sia transitato dall'Italia, passando per Lampedusa e Bari, anima i dibattiti. Toni Capuozzo, giornalista noto per il suo essere stato a lungo inviato di guerra, ha scritto sul proprio profilo Facebook una riflessione antropologica rispetto ai fenomeni migratori che riguardano l'Europa e ai risvolti sociali che determinano sul suolo europeo certe azioni.

Capuzzo si sofferma sui dettagli dell'attentato di Nizza

Capuozzo, per esprimere il suo pensiero, è partito dai dettagli delle immagini della strage di Nizza.

L'immagine a cui fa riferimento è quella di una donna decapitata. A colpirlo c'è il fatto che per arrivare a staccare la testa dal corpo di una persona occorre una ferocia che va al di là di quella che può essere la follia di un momento o un gesto sconsiderato. "L'odio - ha proseguito il giornalista - non basta". Un pensiero che estende, ad esempio, ad altre azioni di matrice terroristica come la creazione e l'innesco di una bomba.

Capuozzo contro il buonismo, ma senza cavalcare correnti anti-migranti

"C'è qualcuno che vive in un altro mondo, che si sente minacciato, insidiato e offeso e appassionato da altro". Parole a cui ha affiancato il fatto che l'opinione pubblica finisca spesso per minimizzare quanto accade, trincerandosi dietro giustificazioni comode relative alla possibile follia o disturbo psichico di chi arriva a compiere certi gesti.

Scrive Capuozzo: "Non voglio ripetere ciò che ho detto fino allo sfinimento, nelle mie battaglie perse, e cioè che sui barconi non c'è chi scappa dalla guerra, perché so che così ci piace e ci conviene credere, perché coincide con una visione del mondo, consente un po' di ipocrisia e ci illude di essere i buoni samaritani del pianeta, raccolta dei pomodori inclusa".

Quella di Capuozzo, però, non vuole essere una puntualizzazione che si incastra nelle innumerevoli posizioni ideologiche che si annidano attorno a temi vicini a quello dell'immigrazione.

Il giornalista vuole porre il focus sulla necessità di analizzare cosa porti alcune persone ad arrivare in Europa con la presunzione di poter cambiare ciò che a loro avviso è sbagliato.

Puntualizza, infatti, che la percentuale "di fondamentalisti è infima".

Si domanda però se mentalità o pensieri distorti trovino fertile nelle "periferie britanniche, francesi, e belghe". "Cos' è - si chiede Capuozzo - questo suprematismo culturale, che ti autorizza a dispensare giudizi e sentenze morali ? Siamo solo un salario, un reddito, un'opportunità, un'assistenza, la promessa di un diritto e nessun valore?".

Dubbi a cui si aggiunge la ricerca (difficile) dei motivi per i quali, al momento, in Italia pare esserci stata un'integrazione diversa: "Mi piacerebbe che la scuola, le comunità, e perfino il nostro debole senso dello Stato e della laicità abbiano favorito un'integrazione quieta". In relazione all'attentatore di Nizza Capuozzo scrive: "Per lui noi italiani siamo solo terra di passaggio".