Il Coronavirus circola. La situazione non è ancora drammatica e si deve lavorare perché non lo diventi in futuro. Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile e uomo scelto dal governatore Attilio Fontana come collaboratore per affrontare l'emergenza in Lombardia, in un'intervista a Libero, ha spiegato come la situazione rischi di farsi complicata, soprattutto sul fronte della ricettività ospedaliera. Bertolaso, tra l'altro, è stato l'uomo che ha coordinato i lavori che hanno portato alla realizzazione dell'ospedale in Fiera a Milano, finanziato da offerte private, oggetto in seguito di critiche e controversie riguardo alla sua effettiva utilità.

Secondo Bertolaso, entro metà dicembre, la situazione potrebbe farsi complicata.

Coronavirus: Bertolaso ricorda quanto accaduto con l'ospedale in fiera

"Gli ospedali - ha detto Bertolaso - sono sotto stress, molti medici si stanno ammalando" e rispondendo alle critiche rivolte alla struttura della Fiera di Milano ha spiegato che: "La verità è che abbiamo costruito un ospedale gratis e adesso è a disposizione di tutti gli italiani per la necessità della seconda ondata".

Covid: Bertolaso anticipa quelle che potranno essere le difficoltà

La tenuta del sistema sanitario è una priorità. Le misure vanno sempre in quella direzione. Come lo stesso Giuseppe Conte ha sottolineato, molto dipenderà dalla costanza con cui gli italiani risponderanno le regole.

L'obiettivo è evitare un nuovo lockdown. Secondo Bertolaso ci sarebbero, però, rischi derivanti dal fatto che ci sia stata una fuga di medici e sanitari verso le zone rosse, lasciando ancor più sguarnita la già deficitaria situazione di altre realtà, come quelle del Sud. "Io - ha detto Bertolaso - devo rilevare che il sistema sanitario, a voler essere ottimisti, ha un'autonomia di due mesi".

"Oggi - ha proseguito - il governo continua ad incorrere nello stesso errore: sforna Dpcm sempre più restrittivi che sono un segnale di resa di fronte all'epidemia dilagante".

L'idea di Bertolaso, che tra l'altro è medico, è quella che non ci siano state risposte significative sul fronte sanitario, a partire dall'organizzazione territoriali.

E sulle terapia intensive ancora largamente disponibili: "Siamo a metà ottobre, ne riparliamo il 15 dicembre".

L'invito di Bertolaso è quindi di potenziare la pianta organica del personale, per dare il ricambio a chi, nelle fasi più complicate, potrebbe arrivare stremato.

Su quello che andava fatto è chiaro: "Bisogna subito controllare a tappeto la situazione con l'obiettivo di fare 60 milioni di tamponi".

Un numero non casuale se si considera che corrisponde, più o meno, al numero di persone che risiedono in Italia. Bertolaso, tra l'altro, arriva a confutare l'ipotesi secondo cui un utilizzo così ampio dei reagenti possa portarli a scarseggiare in poco tempo. Nel corso della sua intervista ha sottolineato come, ad oggi, ci siano ormai cinque aziende che si occupano della produzione dell'occorrente necessario, dato che rende lontanissimi i tempi in cui era complicato reperire materiale a sufficienza per testare quante più persone possibili.