Il vaccino contro il Coronavirus non sarà subito la panacea di ogni male. Lo si evince dalle parole con cui Ilaria Capua, ai microfoni del Corriere della Sera, ha spiegato i motivi per i quali occorrerà attendere affinché se ne abbia uno sicuramente efficace, che passi tutti gli step di controllo e che soprattutto sia prodotto in quantità adeguate a fronteggiare il fabbisogno mondiale. La virologa dell'Università della Florida ha ha perciò messo in evidenza come, al momento, occorra impegnarsi per far circolare il virus, non troppo rapidamente, per puntare a quella che potrebbe essere l'immunità di gregge.

Coronavirus: Ilaria Capua raffredda entusiasmi vacili su vaccino

Tra coloro i quali, negli ultimi giorni, hanno manifestato ottimismo rispetto al fatto che un vaccino non sia così lontano c'è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L'idea di Ilaria Capua è che ci sia ancora da aspettare affinché si possa guardare con ottimismo alla possibilità che la risoluzione dei problemi sia immediata. "A oggi, un vaccino per il Covid innanzi tutto non c'è, secondo non abbiamo certezza che quelli che sono in via di sviluppo siano efficaci, terzo, non sappiamo neanche se l'efficacia possa essere raggiunta con una dose o se ce ne vorranno di più". Proprio quest'ultimo passaggio si incastra con un'altra potenziale criticità, quella legata alla produzione.

La scienziata per far capire come stanno le cose fa un paragone con la situazione relativa al vaccino anti-influenzale. Quest'ultimo ha una formula conosciuta eppure le società farmaceutiche faticano a garantirne una distribuzione adeguata a quella che è la richiesta.

Covid: Capua spiega perché vaccino non basterà

Da questo passaggio si evince che inizialmente, indipendentemente da quando arriverà il vaccino, lo si potrà dare solo a categorie prioritarie.

"Se - ha spiegato Ilaria Capua- il mondo può produrre per unità di tempo cento milioni di dosi, noi siamo comunque sette miliardi". Una costatazione a cui ha accompagnato la necessità di elaborare linee guida che, eventualmente, portino a destinare le prime unità vaccinali a categorie che hanno diritto alla priorità, per una serie di ragioni sociali.

Il riferimento va, ad esempio, a quanti lavorano negli ambiti sanitari, svolgono attività essenziali per il bene comune, o ai soggetti immunodepressi e anziani.

Secondo Ilaria Capua si dovrà lavorare per step intermedi. Una fase sarebbe, a detta della virologa, quella di arrivare alla così detta immunità di gregge attraverso una diffusione del virus, che deve avvenire lentamente. "Se gira troppo velocemente, invece dell'immunità di gregge - evidenzia - avremmo le pecore morte". Il rischio come è noto è che si arrivi alla saturazione delle strutture ospedaliere e all'impossibilità di curare una patologia come la Covid che nella stragrande maggioranza dei casi è asintomatica o non letale, a patto che sia trattata.

Per farlo ovviamente occorrerà mantenere le note norme di distanziamento. Poi arriverà l'ultimo passaggio. L'arrivo del vaccino, secondo la docente dell'Università della Florida, rappresenterà un ulteriore tassello del processo necessario a combattere l'epidemia da coronavirus.

Stando agli scenari prospettati da Ilaria Capua si andrebbe così a trovare una sorta di equilibrio tra il virus circolante e gli anticorpi. Il Sars-Cov2 risulterebbe così bloccato, fino a diventare, come la scienziata, si auagura il nuovo virus del raffreddore.