L'escalation di contagi raccontata dal bollettino chiaro è ormai evidente. Il Coronavirus torna a far paura ed il governo è pronto a varare un nuovo Dpcm per ottobre. Un provvedimento che mira a limitare i rischi e le infezioni. La grande diffusione di casi asintomatici non fa dormire sonni tranquilli all'esecutivo che teme un aumento dell'epidemia. Più il Sars-Cov2 circola, più sarà probabile che possa andare a toccare categorie a rischio e mettere in grande pressione il sistema sanitario nazionale e la ricettività delle terapie intensive. La furia che si leva è quella di chi rischia di vedere la propria attività economica seriamente toccata da quelle che potranno essere le nuove restrizioni.

Nuovo dpcm: porterà limitazioni per evitare il peggio

L'obiettivo del governo è arrivare ad evitare un nuovo lockdown, sciagura sociale ed economica per il Paese. Per evitare che ciò avvenga si dovrebbero varare limitazioni. Il riferimento ai locali notturni e a tutti i luoghi della movida risulta ormai abbastanza chiaro. Tuttavia, nei nuovi provvedimenti dovrebbero confluire anche norme relative ai ristoranti, ai pub e alle pizzerie. Un pezzo importante del Paese e un settore di grande rilevanza per tutta l'economia.

Le misure avranno come sicura conseguenza la contrazione del loro business. Si parla ormai in maniera insistente di chiusura alle ore 24, vendita di alcolici vietata dalle 21 alle 6 e impossibilità di stare nei pressi di locali del genere.

Chiusura bar e ristoranti contestata nel principio

Regole che si aggiungono a quelle che, qualche mese fa, avevano obbligato disposizione di tavoli e sedute in maniera tale da poter rispettare la distanza di sicurezza. La possibilità di ovviare basandosi su due turni di coperti potrebbe, ad esempio, essere messa in discussione dalla restrizioni orarie.

Soprattutto al Sud si cena fino a tardi, anche oltre mezzanotte.

Ai microfoni de La Stampa è intervenuto Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe Confcommercio Sulle nuove regole ha parlato di "presupposto sbagliato"

"L'aumento dei contagi - spiega - dell'ultimo mese non dipende certo da noi che siamo ripartiti a maggio. Penalizzare il nostro settore sarebbe autolestionista".

Quello di pub, ristoranti e locali è un campo dove si trovano "300mila imprese e dà lavoro a un milione e 200mila persone".

La Stampa ha raccolto anche la testimonianza di Giancarlo Banchieri, presidente della FIEPET Confesercenti. "La mala movida - spiega - si svolge fuori dai locali, anzi spesso dopo la loro chiusura, quando le piazze diventano terra di nessuno e chi può garantire che quando pub e bar chiudono, la gente vada a casa?".

La richiesta che si leva è quella di avere maggiore presenza di forze dell'ordine dove si svolge la vita notturna, affinché si rispettino le regole, senza penalizzare il lavoro di imprenditori non responsabili di quanto avviene attorno.