Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, e il Presidente russo, Vladimir Putin, hanno firmato questa notte un accordo di cessate il fuoco sotto l’egida di Mosca. Questa decisione segna la fine degli ultimi combattimenti, iniziati a fine settembre, nella zona contesa di Nagorno-Karabakh tra Armenia e Arzerbaigian, consegnando la vittoria ai militari azeri.
Il punto di svolta del conflitto è arrivato ieri con la conquista di Shusha. Questa città armena, conquistata nel 1922 dopo uno scontro tra i due paesi confinanti, è una fortezza chiave di tutta la regione del Nagorno-Karabakh, perché chi ha Shusha possiede di conseguenza tutta la zona.
La conferenza stampa del presidente vincitore, Ilham Aliyev, non si è fatta attendere. Il capo dello stato ha definito questo accordo come "la capitolazione dell’Armenia. […] Abbiamo obbligato il presidente armeno a firmare il documento. […] Avevo detto che avremmo cacciato gli Armeni dalle nostre terre come dei cani, e lo abbiamo fatto".
Pashinyan ha invece preferito comunicare la fine del conflitto e la firma dell'accordo con un post su Facebook, in cui definisce questa decisione come "Indicibilmente dolorosa per me personalmente e per il nostro popolo" ma presa in seguito a un'analisi approfondita. Questa è "la migliore soluzione possibile alla situazione attuale".
Gli armeni si sono quindi riversati sulle strade come segno di protesta contro il presidente in direzione del Parlamento, dove in coro lo hanno chiamato traditore.
Sei settimane di conflitto
Il conflitto inizia il 27 settembre quando entrambe le fazioni vogliono rivendicare la loro sovranità sulla zona di Nagorno-Karabakh, regione nell'Azerbaigian ma a maggioranza armena. Erevan accusa Baku di un attacco nella regione contesa, ma la palla viene rilanciata dall'Azerbaigian che a sua volta accusa l'Armenia di aver attaccato per primo l'enclave.
Il 5 ottobre si raggiunge uno dei momenti più critici della guerriglia, quando i combattimenti colpiscono quartieri residenziali di entrambi i paesi, anche al di fuori delle zone contese.
L'ultimo evento che ha segnato questo conflitto è il 9 novembre con l'abbattimento, per errore, di un elicottero Mi-24 dell'esercito russo da parte dell'Azerbaigian.
Quest'ultimo si è scusato per il 'tragico incidente'.
Una storia lunga un secolo
La regione è contesa da prima della creazione dell'Unione Sovietica ma è durante la guerra fredda che gli animi dei due paesi si riaccendono, sfociando in una guerra che terminerà nel 1994 con la vittoria dell'Armenia. Come ricorda Pierre Haski di Internazionale quindi: "la situazione nella zona contesa era rimasta stabile per quasi trent’anni, dopo che una vittoria militare aveva permesso all’Armenia di assumere il controllo del Nagorno Karabakh, una regione dell’Azerbaigian popolata soprattutto da armeni, ma anche di una zona cuscinetto azera, che è stata svuotata della sua popolazione". L'intento dell'Azerbaigian era proprio di riprendersi queste zone.
In questi trent'anni l'unico momento di tensione arriva nel 2016, quando si sospettavano "venti di guerra" tra Armenia e Azerbaigian.
Nagorno-Karabakh è riconosciuto a livello internazionale come territorio dell'Azerbaigian, ma nel 1991 dichiara la sua indipendenza con il nome di Repubblica dell'Artsakh, che invece non è riconosciuta. Ora quindi rientra definitivamente nel territorio azero.