Cosa accadrà a partire dal 7 gennaio in relazione a restrizioni, limitazione e norme anti-contagio da Coronavirus? La risposta necessita di un ragionamento articolato. La prima cosa da fare è cerchiare in rosso due date sul calendario. La prima è per l'appunto il giorno dopo l'Epifania quando cesseranno le misure messe in campo dal Decreto Natale. Quello per intendersi che ha decretato la zona rossa per tutta Italia a partire dal 24 dicembre al 6 gennaio, con l'eccezione dei giorni 28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio per cui è stata prevista la zona arancione.

Senza dimenticare che, a partire dal 21 dicembre, sono stati vietati anche i movimenti interregionali tra zone gialle.

A partire dal 7, in teoria, torneranno in vigore le misure che erano state disposte con il Dcpm in vigore dal 4 dicembre e che prevede una tripartizione cromatica del Paese (rossa, arancione o gialla) in base alla situazione epidemiologica di ciascuna regione. Una valutazione bisettimanale fatta dagli esperti in base a ventuno parametri e resa effettiva da ordinanze del Ministero della Salute

Il Dpcm, se nulla dovesse cambiare, sarebbe in vigore fino al prossimo 15 gennaio. L'Italia, in attesa di nuove analisi delle varie situazioni, sarebbe in gran parte gialla. Questo di fatto porterebbe, su quasi tutto il territorio nazionale, ad esempio a veder riaprire bar e ristoranti con servizio in loco (dalle 5 alle 18), così come a non avere divieti tra spostamenti tra regioni gialle.

Ma c'è attesa per capire cosa accadrà, tenuto conto che sul tavolo ci sono diverse questioni. Una è la riapertura delle scuole, l'altra quella degli impianti sciistici.

Zona gialla in gran parte d'Italia il 7 gennaio

Il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo ha offerto, in tal senso, il punto della situazione.

Lo ha fatto nell'ambito di una lunga intervista a La Stampa in cui ha manifestato tranquillità a dispetto del possibile allarmismo sulla circolazione della nuova variante inglese del virus. Il medico ha messo in rilievo come si fosse a conoscenza della sua circolazione da tempo e che l'essere in lockdown natalizio consentirà una strategia efficace di contenimento.

"Ci aspettiamo - ha precisato - che questa fascia di chiusura consenta di abbassare la curva". L'obiettivo fissato è quello di abbassare i contagi a 50 per 100.000 abitanti, quota che consentirebbe un tracciamento efficace e una maggiore capacità di spegnimento dei focolai.

Covid: il 7 gennaio prima data post Decreto Natale

Miozzo ha specificato come qualche numero poco positivo che arriva oggi sia effetto dei giorni dello shopping libero. Regioni come il Veneto, inoltre, hanno fatto segnare un importante aumento dei casi. Sorge il dubbio che l'essere stato sempre in zona gialla abbia, in qualche modo, favorito la propagazione del virus. Questione che naturalmente viene proiettata come ragionamento su un'Italia che dopo l'Epifania sarà in grande parte "gialla" anch'essa.

Miozzo ha fatto capire come la situazione del Veneto non possa essere spiegata unicamente da fattori legati al livello di aperture avute in questo periodo. Il medico ha precisato come la rilevazione di tanti positivi può anche essere strettamente correlata al numero di test che si fanno.

Focus sul 7 gennaio. A precisa domanda se sia giusto riaprire "tutto" in quella data , la replica del coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico è stata chiara. "Non è facile - ha ammesso - conciliare il controllo della situazione epidemiologica con le necessità di vita del Paese, con le esigenze sociali ed economiche. Credo sia necessario ripartire cercando una qualche gradualità".

Riaperture scuole a gennaio, per Miozzo è "fondamentale"

Miozzo ritiene sia di primaria importanza, ad esempio, fare in modo che gli studenti possano tornare tra i banchi. Ha confermato che rivedere al 50% gli alunni delle superiori tornare a frequentare lezioni in presenza l'11 gennaio possa essere un'ipotesi, ma ha fatto un ragionamento che va oltre. "La strategia - ha precisato - dei tavoli locali coordinati dai prefetti si sta rivelando vincente per risolvere i problemi dei trasporti, degli orari di ingresso scaglionati e del controllo sanitario. Anzi, se l'avessimo fatto prima avremmo trovato soluzioni adeguate già a giugno o luglio".

L'opinione del coordinatore del Cts è che sarebbe giusto avviare le lezioni con il 75% o il 100% degli studenti qualora ci fossero situazioni dove tutto è organizzato e disposto al meglio.

Parole che si accompagnano alla considerazione secondo cui potrebbe essere decisamente più problematico disporre piani efficaci in realtà metropolitane rispetto ad altre situazioni dove lo scenario demografico consente di poter mettere in campo misure funzionali con uno sforzo minore.

Riaperture impianti sciistici, Miozzo spiega la situazione

L'altro punto su cui, al momento, si registra un certo interesse è quello legato alla possibile scelta di aprire gli impianti da sci. È noto che il Comitato Tecnico Scientifico abbia richiesto delle modifiche al protocollo disposto dalle Regioni con particolare riferimento agli accessi agli impianti, alla vendita degli skipass e altri dettagli. Ma il punto vero è un altro, ossia la possibilità di avere una data.

Dalle parole di Miozzo si è perciò potuto dedurre che l'inizio della stagione stagione sciistica sarà subordinata a quelle che saranno le valutazioni relative alla curva del contagio che si faranno nel primo mese del 2021.